Fonte: Il Gazzettino
TREVISO - «Lo Stato ha perso completamente e totalmente il
controllo del territorio». Fatta questa considerazione, il giudice
trevigiano Angelo Mascolo annuncia la sua decisione di volersi
armare: «Come giudice sono autorizzato a tenere una pistola -
precisa - non l'ho mai fatto fino a oggi, ma adesso ho deciso di
armarmi. Per sicurezza. L'altra sera sono stato protagonista di un
episodio che mi ha spaventato. Dopo aver ultimato un sorpasso,
un'auto ha iniziato a farmi i fanali e seguirmi. Ho avuto paura. Per
fortuna ho trovato una pattuglia dei carabinieri e ho chiesto il loro
aiuto. Ma se non avessi trovato nessuno? Cosa sarebbe accaduto?».
Le
parole del giudice hanno scatenato il putiferio. L'Associazione
nazionale magistrati reagisce con durezza: «La giunta veneta
dell'Associazione resta sgomenta dinanzi alle esternazioni pubbliche
del collega Angelo Mascolo e se ne dissocia e si riserva di
interessare il collegio dei probiviri per le valutazioni
disciplinari». E ancora: «I magistrati veneti, a differenza del
collega Mascolo, credono profondamente nello Stato e si impegnano
ogni giorno a difenderlo e a difendere tutti i cittadini senza
ricorrere alla violenza o alle forme di vendetta e omicidio che il
collega Mascolo richiama a sproposito e pare anzi auspicare».
Quando succederà, e non ci vorrà chissà quanto tempo purtroppo, se continua ad andare avanti(indietro?) così, che uno dei colleghi ci lasci le penne oppure prenda un sacco di legnate con chissà quali conseguenze, solo allora, cominceranno a prendere coscienza(e paura tanta).
RispondiEliminaQuesto vale anche per tutti gli altri sgherri del pensiero unico. Ma che cosa ci vuole a capirla?
L'intelligenza dettata dalla logica latita ovunque.
Benvenuti in Zombilandia.
ti:ci:
Nel sud Italia i giudici sanno bene che il loro è un mestiere a rischio, perché hanno interiorizzato il concetto di pericolosità della Mafia (vedi Falcone e Borsellino).
EliminaA Treviso i giudici non hanno ancora interiorizzato il concetto di pericolosità degli stranieri: albanesi, rumeni, nigeriani e compagnia bella. E’ un processo (nel loro caso mai parola fu più azzeccata) lento.