Sto cominciando a pensare che se si vuole vivere confortevolmente
ai tropici, oltre al frigorifero, al ventilatore e alla zanzariera,
uno strumento importante è il frullatore. Da molti mesi, da prima
ancora che io partissi dall’Italia nel novembre scorso, Tina mi
chiedeva di portarle il Minipimer che ho a Codroipo, cosa che non ho
fatto perché mi può essere utile lì quando ci vivo, ma soprattutto
perché non avevo spazio nella valigia. Ho voluto privilegiare
vestiti, dal momento che vendere indumenti è già da tempo il
principale lavoro di Tina, mentre aspetta che si facciano avanti
clienti che la richiedano come guida turistica. Così, il primo marzo
scorso è andata da sola in un negozio di elettrodomestici gestito da
Karana, la minoranza musulmana del Madagascar, e per 65.000 ariary ha
comprato un frullatore di fabbricazione francese. Benché non sia
cinese, è costato poco: 18 euro. Vi è andata da sola perché anche
i malgasci arabi, come i loro connazionali negroidi, hanno il brutto
vizio di fare “vazaha-profit” e quindi mi sono astenuto
dall’essere presente per evitare inutili perdite di tempo.
L’acquisto di un frullatore si mostrerà utile perché i succhi
di frutta che compravamo dalla sua omonima in città, Madame Tinah,
costavano dai 3.000 ariary per il succo di baobab ai 3.500 per la
guava, la garana e il corossol. Le bottiglie utilizzate sono quelle
di plastica dell’Eau Vive, da un litro e mezzo. Se si pensa che un
chilogrammo di frutti di guava, comprati al mercato di Sakamaha,
costa 2.000 ariary, e basta aggiungere acqua e due cucchiai di
zucchero per ottenere tre litri di succo, si capisce che è molto più
conveniente farseli in casa piuttosto che comprarli. Madame Tinah non
fa il succo di cocco, ma per noi è una delle cose che abbiamo messo
in programma di fare. Quelli in foto sono localmente chiamati garana,
mentre per i francesi sono le grenadelle e per noi il frutto dellapassione. Non sono sicuro che si possa trovare anche nei supermercati
italiani, oltre ai classici mela, pera, pesca e albicocca. Per certo,
il succo di baobab in Italia non c’è, mentre quello di cocco forse
si trova solo in estate nelle località balneari, ma anche in questo
caso, non ne sono sicuro.
Prima di cimentarci con la guava, detta anche guaiava, e con la
grenadelle, abbiamo voluto provare una cosa strana che avevamo
assaggiato per la prima volta ad Antsirabe l’anno scorso: il succo
di prezzemolo. A Tulear non lo fa nessuno. Non è che il suo gusto
sia sgradevole, ma bisogna esserci abituati. Il sapore del prezzemolo
si sente tutto, in bocca, e se il succo è della temperatura giusta,
tenuto in frigo a lungo, diventa una bevanda piacevole e dissetante.
Probabilmente, fa anche bene alla salute. Non sono un nutrizionista e
più di così non so. Quella che invece è una vera delizia è la
guava, originaria del Messico e dagli spagnoli chiamata guayaba. Ha
la buccia gialla e la polpa rosa, per lo meno quella che si trova in
Madagascar e, come per il frutto della passione, ci sono decine di
diverse varietà. Bevuto freddo, il succo di guava è una delle
bevande più buone che si possano bere da queste parti. Gli astemi
possono venire in tutta tranquillità in Madagascar, ché di certo le
soddisfazioni non mancheranno loro.
Un’altro esperimento che intendiamo fare è quello del succo di
tamarindo. Al mercato sono in vendita i frutti del famoso albero,
secchi, di colore marrone e dal sapore aspro. Non essendoci polpa,
andranno trattati in modo diverso dalla guava e dalla garana e
necessiteranno di abbondante zucchero, data la loro asprezza.
Infatti, Tina dice che il frullatore nel loro caso non si usa, ma
basta bollirli e poi filtrare il tutto. Per il mango, la papaya e il
corossol non ci dovrebbero essere problemi, avendo il frutto una
polpa tenera, ma, se posso esprimere una mia opinione, il gusto del
corossol non è poi così buono, specie se paragonato alla guava.
Quello del mango e della papaya risultano troppo pastosi, specie la
seconda, e hanno la tendenza a provocare nausea essendo troppo dolci,
ma questa potrebbe essere solo una mia opinione. Ho l’impressione,
tuttavia, di aver dimenticato qualcosa, qualche frutto polposo che
possa essere frullato e trasformato in bevanda. Al supermercato
Score, per esempio (e nei mercati frequentati dai malgasci non si
trova) c’è un frutto misterioso che in francese si chiama
Mangustine, da cui si ricava anche un tipo di rhum. Se il frutto ha
una polpa tenera (e se non costa troppo) proveremo anche quella.
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