Una
mattina si stava recando al lavoro in macchina quando s'imbatté in un corteo di
rumorosi manifestati. Una lunga fila di trattori bloccava il traffico con la
loro scoppiettante e pestifera presenza, ammorbando ancor di più l'aria gia
inquinata della città. La donna decise di parcheggiare la propria utilitaria e
di proseguire a piedi. Si trattava di una dimostrazione di agricoltori. Fatti pochi metri, svoltato l'angolo
di un incrocio, la scena che le si presentò la lasciò di sasso, fu come una
visione fiabesca, come un personaggio d'altre epoche sbalestrato da
un'ipotetica macchina del tempo in mezzo ai fragori della civiltà moderna.
Quell'immagine tridimensionale di un frammento di un altro pianeta, conficcato
a viva forza in una dimensione non sua, produceva l'effetto di una stridente
contraddizione, di un insanabile contrasto, di un'inquietante e fatalistica
disarmonia.
Trascinata brutalmente, o così parve a Domitilla, tra gli
schiamazzi dei contadini in corteo, procedeva incerta, con gli occhi di fuori
dalle orbite, una dolcissima mucca di razza frisona. Domitilla non poté
resistere all'impulso di avvicinarlesi per cercare di tranquillizzarla
comunicandole telepaticamente il suo affetto. Il contadino che tirava la mucca,
scambiando Domitilla per una manifestante, fu ben lieto di consegnarle
l'estremità della corda; da tempo desiderava che qualcuno gli desse il cambio.
La ragazza percorse così alcune centinaia di metri e sembrava che nessuno dei
vocianti agricoltori badasse a lei. Il corteo stava per volgere al termine e
Domitilla si aspettava che venissero a riprendersi la mucca. La ragazza vedeva
che le persone si dileguavano; ogni tanto qualche trattore transitava
rumorosamente e qualche studente di
passaggio si fermava per posare una veloce carezza sul muso del quadrupede.
Domitilla sentiva crescere in sé l'inquietudine mentre reggeva la cavezza della
mucca poiché era già in notevole ritardo
(il capufficio l'avrebbe sgridata) ma non voleva abbandonare a se stesso
l'animale, né avrebbe potuto legare l'estremità della corda a un semaforo e
andarsene. In quei lunghissimi minuti si sentiva immersa in una situazione
kafkiana perché vedeva che i rappresentanti della specie umana le sfilavano
davanti ignorandola. Infine accadde ciò che Domitilla temeva e desiderava allo
stesso tempo: nessuno venne a reclamare la frisona.
Bastarono quei pochi ansiosi minuti d'attesa per far esplodere un sentimento di gioia nel cuore della ragazza. Ciò che le stava capitando aveva dell'incredibile e Domitilla se ne rendeva conto chiaramente. La donna e la mucca si guardarono negli occhi, stando a pochi metri dal traffico che aveva ripreso il normale ritmo frenetico, e un meccanismo magico si mise in moto nei due esseri, una mistica fratellanza si abbarbicò tenacemente ai loro cuori, una biblica promessa veniva ribadita nelle loro candide anime.
Si avvicinò un vigile urbano e
Domitilla si riscosse dai suoi estatici pensieri. "Signorina", le disse
l'uomo in modo inaspettatamente affabile, "non potete stare qui. Potreste
creare motivo di distrazione!". Domitilla, non senza angoscia date le
obiettive difficoltà tecniche di trasporto dell'animale, si concentrò e fece
una rapida carellata delle persone che avrebbero potuto trarla d'impiccio da
quella imprevista situazione. Le venne in mente un nome. Indi così si rivolse
al vigile: "Sia gentile, mi tenga la corda, io vado a fare una telefonata
laggiù, vede?", e indicò alcune cabine telefoniche poco distanti. "Va
bene, ma si sbrighi!" acconsentì l'uomo.
Ciascuno dei cadenzati segnali
acustici era una fitta al cuore della ragazza la cui ansia cresceva di pari
passo con il trascorrere dei secondi. Ella stava per riagganciare l'apparecchio
tremendamente afflitta quando dall'altra parte del filo una voce assonnata emise
un grugnito incomprensibile.
"Grazie al cielo sei a casa,
fratello orso!", esordì Domitilla.
"Sai che mi piace stare
rintanato quando fa freddo", si giustificò il confratello.
"Ascolta, devi venire subito
in centro, dietro il municipio, con il furgone porta-bestiame. Dobbiamo caricare
una mucca che è stata abbandonata dai contadini al termine del loro corteo di
protesta". Ci fu una breve pausa durante la quale la giovane donna immaginò
lo stupore sul volto dell'amico.
"D'accordo, vengo subito.
Resisti!", concluse questi riagganciando.
L'operazione di carico si svolse
senza difficoltà, perché la mucca era molto docile e sembrava intuisse la
necessità di andarsene da lì. Per fortuna, nessuno aveva chiamato i gendarmi che
avrebbero complicato le cose ed il vigile si dimostrò molto comprensivo e
paziente. Domitilla, non appena caricata la mucca, fece una cosa che stupì il
gruppetto di curiosi che si erano fermati. Trovati dei vecchi giornali dentro
il furgone, raccattò alla meno
peggio il cumuletto di escrementi depositati dallo stressato animale, gettando
l'involto in un cassonetto delle immondizie poco distante.
Così facendo diede
prova di possedere un notevole senso civico e, anche se ci fu qualche smorfia di
disgusto, fra gli astanti serpeggiò un'ondata di silenzioso rispetto nei suoi
confronti. Mentre si allontanavano dal centro con il prezioso carico, la
ragazza e il suo amico si sforzavano le meningi per farsi venire in mente un
ricovero ove portare l'ignaro ruminante.
Fratello orso propose di recarsi da un anziano agricoltore di sua conoscenza che abitava ad una ventina di chilometri dalla città. Era per lo meno azzardato recarsi dal contadino senza preavviso, ma i due non avevano molta scelta, così decisero di rischiare.
Fratello orso propose di recarsi da un anziano agricoltore di sua conoscenza che abitava ad una ventina di chilometri dalla città. Era per lo meno azzardato recarsi dal contadino senza preavviso, ma i due non avevano molta scelta, così decisero di rischiare.
"Non è uno dei nostri. Non è
nemmeno zoofilo, ma possiamo chedergli di tenerci la mucca a pensione",
disse fratello orso.
"Sicuro! I soldi sono sempre un argomento molto convincente",
convalidò Domitilla che ormai si poteva definire a tutti gli effetti sorella
mucca. Così avvenne infatti. L'agricoltore accettò di prendere la mucca come
pensionante per una data somma di denaro mensile ed in più pretese di farla accoppiare per vendere
i vitelli e per ricavarne il latte. Tale richiesta rasentava lo strozzinaggio,
poiché l'anziano uomo, avendo capito che i due cittadini non avevano altre
possibilità, ne approfittò per dettare condizioni. Mettere al mondo vitellini
per mandarli a morire era qualcosa di mostruoso che ripugnava alla coscienza
dei due giovani, ma alla fine dovettero cedere perché il contadino si era
mostrato irremovibile sulle sue richieste.
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