Fonte: Il Tempo
Testo di Valentina
Conti
L’annuncio
in curva si nota più delle insegne stradali. Scritto a caratteri cubitali sui
muri e in alto sui teloni. Si legge: «Nuova apertura del mercatino del usato»
(con una «l» in meno e senza apostrofo). «Martedì, giovedì e sabato. Dalle 5.00
alle 15.00». Perché
nella Capitale d’Italia, dove tutto è possibile, può accadere anche che i
nomadi si alzino all’alba per andare «a lavorare».
Ecco a voi il mercatino Rom all’interno del campo di Monte Mario. Dietro il complesso dell’ex Santa Maria della Pietà, al civico 3 di via Sebastiano Vinci, si sono attrezzati per piazzare la loro impresa commerciale giocando in casa, infischiandosene delle regole e supportati dai controlli latenti. E l’hanno pure pubblicizzata, con tanto di locandine affisse nella zona e volantini. I clienti? Rom di aree vicine e immigrati. Ma ci sono anche diversi romani che non disdegnano una visita alla «Porta Portese degli zingari» magari nel tentativo di recuperare palmari, ricordi e altri beni a loro sottratti in furti o scippi recenti. Una ragazza qualche giorno fa ha provato a immortalare i banchi che espongono la merce, con ogni probabilità di provenienza illecita, e ci stava rimettendo la pelle: è stata aggredita verbalmente, insultata con violenza e inseguita fino alla sua auto al grido «Non ti permettere più». Il sospetto, viene.
Ecco a voi il mercatino Rom all’interno del campo di Monte Mario. Dietro il complesso dell’ex Santa Maria della Pietà, al civico 3 di via Sebastiano Vinci, si sono attrezzati per piazzare la loro impresa commerciale giocando in casa, infischiandosene delle regole e supportati dai controlli latenti. E l’hanno pure pubblicizzata, con tanto di locandine affisse nella zona e volantini. I clienti? Rom di aree vicine e immigrati. Ma ci sono anche diversi romani che non disdegnano una visita alla «Porta Portese degli zingari» magari nel tentativo di recuperare palmari, ricordi e altri beni a loro sottratti in furti o scippi recenti. Una ragazza qualche giorno fa ha provato a immortalare i banchi che espongono la merce, con ogni probabilità di provenienza illecita, e ci stava rimettendo la pelle: è stata aggredita verbalmente, insultata con violenza e inseguita fino alla sua auto al grido «Non ti permettere più». Il sospetto, viene.
Siamo
andati a verificare, mimitizzati con occhiali scuri e basco in testa, seguendo
la freccia indicante la «new opening». Il sabato l’affluenza è inferiore
rispetto ad altri giorni. Alle 10 del mattino i banchetti improvvisati su pezzi
di compensato, cartoni e tavoli raccattati chissà dove - più o meno una
trentina - sono pieni di articoli in vendita, dai capi d’abbigliamento (nella
maggior parte dei casi recuperati dai bambini infilati nei box gialli degli
abiti usati), occhiali di ogni tipo, attrezzi da lavoro (chiavi inglesi,
materiali elettrici etc.), torce e accendini a pochi centesimi, telefonini a 15
euro, pezzi di ricambio, bambole. Ma anche borse da donna griffate e,
particolare non da poco, rigorosamente autentiche. Lo svelano quei piccoli
dettagli riconoscibili agli occhi esperti delle donne. Per una Neverfull di
Louis Vuitton bastano 250 euro: «Non ti posso fare meno, è nuova», dice il
venditore Rom. Proviamo a fare uno scatto appena va a cambiare per dare il
resto a un cliente, ma lui controlla tutto da lontano. Torna e ce la leva da
sotto il naso. Ci fissa e scandisce: «Se non la vuoi, vai». Accanto a noi due signore
scortate da un ragazzo stanno cerando dei portafogli in vendita: «Sono le
stesse cose che vendevano al mercatino della Stazione di Monte Mario
(sgomberato poco tempo fa, ndr)», sussurrano. Asiatici, marocchini e altri
immigrati fanno affari in angoli più nascosti, vicino a dei furgoni
parcheggiati e usati come magazzini, tra gli stendini delle donne Rom e i
bambini che scorrazzano, mentre i nomadi scrutano chiunque varchi il cancello d’ingresso.
Appena
fuori, tutt’intorno è una mega discarica che si estende a perdita d’occhio,
invade i campi incolti e finisce dentro le scarpate stracolme di sanitari e
materiali di risulta, un vasto campionario di mobilio che impressiona, carcasse
di ogni genere e tanto tanto altro. «Il mercato va chiuso, va ristabilita la
legalità», chiede categorica Lavinia Mennuni, consigliere di Roma Capitale.
«Ci
stupisce l’indifferenza delle amministrazioni municipali e comunali a questo
spregio delle regole, in danno a cittadini vittime di furti e ai tanti
operatori commerciali onesti che pagano le tasse e rispettano le leggi.
Segnaleremo con una nota ufficiale alle forze dell’ordine la situazione
illegale pubblicizzata con tanto di cartelloni per strada».
[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]
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