martedì 11 novembre 2014

Il mercatino della refurtiva

 
Fonte: Il Tempo

Testo di Valentina Conti

L’annuncio in curva si nota più delle insegne stradali. Scritto a caratteri cubitali sui muri e in alto sui teloni. Si legge: «Nuova apertura del mercatino del usato» (con una «l» in meno e senza apostrofo). «Martedì, giovedì e sabato. Dalle 5.00 alle 15.00». Perché nella Capitale d’Italia, dove tutto è possibile, può accadere anche che i nomadi si alzino all’alba per andare «a lavorare». 


Ecco a voi il mercatino Rom all’interno del campo di Monte Mario. Dietro il complesso dell’ex Santa Maria della Pietà, al civico 3 di via Sebastiano Vinci, si sono attrezzati per piazzare la loro impresa commerciale giocando in casa, infischiandosene delle regole e supportati dai controlli latenti. E l’hanno pure pubblicizzata, con tanto di locandine affisse nella zona e volantini. I clienti? Rom di aree vicine e immigrati. Ma ci sono anche diversi romani che non disdegnano una visita alla «Porta Portese degli zingari» magari nel tentativo di recuperare palmari, ricordi e altri beni a loro sottratti in furti o scippi recenti. Una ragazza qualche giorno fa ha provato a immortalare i banchi che espongono la merce, con ogni probabilità di provenienza illecita, e ci stava rimettendo la pelle: è stata aggredita verbalmente, insultata con violenza e inseguita fino alla sua auto al grido «Non ti permettere più». Il sospetto, viene.


Siamo andati a verificare, mimitizzati con occhiali scuri e basco in testa, seguendo la freccia indicante la «new opening». Il sabato l’affluenza è inferiore rispetto ad altri giorni. Alle 10 del mattino i banchetti improvvisati su pezzi di compensato, cartoni e tavoli raccattati chissà dove - più o meno una trentina - sono pieni di articoli in vendita, dai capi d’abbigliamento (nella maggior parte dei casi recuperati dai bambini infilati nei box gialli degli abiti usati), occhiali di ogni tipo, attrezzi da lavoro (chiavi inglesi, materiali elettrici etc.), torce e accendini a pochi centesimi, telefonini a 15 euro, pezzi di ricambio, bambole. Ma anche borse da donna griffate e, particolare non da poco, rigorosamente autentiche. Lo svelano quei piccoli dettagli riconoscibili agli occhi esperti delle donne. Per una Neverfull di Louis Vuitton bastano 250 euro: «Non ti posso fare meno, è nuova», dice il venditore Rom. Proviamo a fare uno scatto appena va a cambiare per dare il resto a un cliente, ma lui controlla tutto da lontano. Torna e ce la leva da sotto il naso. Ci fissa e scandisce: «Se non la vuoi, vai». Accanto a noi due signore scortate da un ragazzo stanno cerando dei portafogli in vendita: «Sono le stesse cose che vendevano al mercatino della Stazione di Monte Mario (sgomberato poco tempo fa, ndr)», sussurrano. Asiatici, marocchini e altri immigrati fanno affari in angoli più nascosti, vicino a dei furgoni parcheggiati e usati come magazzini, tra gli stendini delle donne Rom e i bambini che scorrazzano, mentre i nomadi scrutano chiunque varchi il cancello d’ingresso.

Appena fuori, tutt’intorno è una mega discarica che si estende a perdita d’occhio, invade i campi incolti e finisce dentro le scarpate stracolme di sanitari e materiali di risulta, un vasto campionario di mobilio che impressiona, carcasse di ogni genere e tanto tanto altro. «Il mercato va chiuso, va ristabilita la legalità», chiede categorica Lavinia Mennuni, consigliere di Roma Capitale.
«Ci stupisce l’indifferenza delle amministrazioni municipali e comunali a questo spregio delle regole, in danno a cittadini vittime di furti e ai tanti operatori commerciali onesti che pagano le tasse e rispettano le leggi. Segnaleremo con una nota ufficiale alle forze dell’ordine la situazione illegale pubblicizzata con tanto di cartelloni per strada». 

[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]


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