giovedì 6 novembre 2014

Senza terra e senza paura

 
Fonte: ANSA

Testo di Alessandra Magliaro

Il nostro sogno è costruire una società giusta, egualitaria, fraterna. La parola comunismo? Meglio non usarla, Stalin e la guerra fredda l'hanno deturpata. Joao Pedro Stédile, i cui nonni sono partiti giusto 100 anni fa dal Trentino, da un paesino chiamato Terragnolo, alla volta del Brasile, ci conduce in un viaggio dentro il Movimento dei Sem Terra, i senza terra, uno dei movimenti sociali e popolari che stanno segnando il cambiamento. 

 
Sessantuno anni, uno dei leader dei lavoratori rurali, non vuole sentir parlare di modello politico ma la politica centra eccome, così come leconomia e la cultura. Lo sa bene anche papa Francesco, sostenitore come tanti altri vescovi e missionari dell'idea di Mst. A lui Stèdile ha portato un documento scritto da un gruppo di scienziati amici dell'Mst e di via Campesina dal titolo "Perché le coltivazioni transgeniche rappresentano una minaccia ai contadini, alla sovranità alimentare, alla salute e alla biodiversità nel pianeta’’, chiedendo il suo aiuto sulla questione degli Ogm. Francesco ha ascoltato Stèdile insieme ad un centinaio di rappresentanti di organizzazioni popolari di ogni parte del mondo, dal 27 al 29 ottobre in Vaticano, in un grande incontro mondiale che il brasiliano non esista a definire ‘’rivoluzionario’’ e ‘’storico’’. Al centro per la prima volta la giustizia sociale in termini di Pane, Terra e Casa per affrontare l'Emergenza Esclusi.

‘’Il movimento dei Senza Terra nasce in Brasile 30 anni fa’’. ‘’Sopravvivere tutti questi anni è già una vittoria. Nessun altro movimento contadino era durato così a lungo, ci dice Stèdile. In questi anni, 800 mila famiglie hanno avuto la terra e molto altro è stato costruito. ''E' un bilancio positivo ma per strada abbiamo perso molti compagni per la repressione’’, veri e propri massacri di contadini che andavano ad occupare le terre incolte o abbandonate dai latifondisti come quello di Eldorado nel '96 che suscita la solidarietà internazionale anche grazie agli scatti di Sebastiano Salgado che ai Sem Terra dedica il libro e la mostra Terra.
‘’Se guardiamo le cifre non sono buone. Oggi in Brasile l'1% è proprietario del 46% della terra, il 15% del 30% e l'85% del 24%. E ci sono tuttora 4 milioni di contadini senza terra. La riforma agraria tanto attesa, senza la quale non ci potrà essere vera democrazia, è bloccata dai veti incrociati. Nonostante tutto abbiamo appoggiato Dilma Rousseff per il secondo mandato presidenziale e ora aspettiamo. Sin dalla nostra fondazione ci siamo dati una linea di equidistanza da partiti, chiese, stati e governi: vuol dire autonomia politica e libertà di giudizio. Non facciamo sconti a nessuno e non siamo un movimento politico se non nell'accezione di lottare per un cambiamento politico''’’. Mst, come documenta in maniera approfondita il libro "La lunga marcia dei Senza Terra", scritto da tre italiane: Claudia Fanti, Serena Romagnoli, Marinella Correggia, uscito in questi giorni per Editrice Missionaria Italia, rappresenta un modello alternativo di società.

"La più grande conquista è stata garantire la dignità ai poveri delle campagne, umiliati e senza futuro. Il senza terra non ha futuro ma quando si organizza in movimento trova la dignità di camminare a testa alta e sperare in un futuro migliore", dice Stèdile, spiegando l'evoluzione del movimento in 30 anni da lotta contro il latifondo a organizzazione in cui l'educazione e la conoscenza sono altrettanto importanti. Oggi i contadini di Mst sono strutturati in cooperative, piccole fattorie e la formazione scolastica a tutti i livelli è programmatica. Ecco così tecnici agrari, laureati, scienziati con l'obiettivo di lottare l'agri business delle multinazionali globali, che deforestano e impoveriscono il territorio con le monoculture, per favorire invece l'agroecologia.

Ecco così che i Sem Terra insieme alla rete di Via Campesina (un movimento nato nel '93 e che rappresenta 200 milioni di zappaterrra in 70 paesi), sono diventati protagonisti delle lotte contadine sulla sovranità alimentare, contro gli ogm, per la difesa delle sementi autoctone e tradizionali come patrimonio dell'umanità, per l'agricoltura sostenibile su piccola scala in opposizione ai processi neo liberisti per cui l'agricoltura subordinata al capitale finanziario non si accontenta più del possesso della terra ma aspira al controllo del commercio e all'imposizione in tutto il mondo dello stesso modello di alimentazione. Il movimento dei senza terra è rimasto come si era costituito, con la forma di direzione collettiva, senza presidenti né leader unici. ‘’"I nostri valori fondanti sono rimasti gli stessi di 30 anni fa: solidarietà, indignazione contro qualsiasi ingiustizia, contro le divisioni tra di noi. Non vogliamo essere un modello, in ciascun paese bisogna organizzarsi. Noi in Brasile ci siamo avvicinati al lavoratori delle città e ai sin teto, senza casa. Ma guardiamo anche all'estero"’’.

Stèdile si riferisce alle Brigate internazionali in sostegno di movimenti contadini e poveri in tutto il mondo. ‘’Siamo in Bolivia, ad Haiti, in Palestina e persino in Cina’’. Ad Haiti c'erano ben prima del terremoto del 2010 che ha reso un'isola poverissima e saccheggiata, una terra desolata con 900 mila senza tetto. La brigata internazionalista Dessalines, premiata nel 2013 per gli sforzi per la democrazia alimentare, era già lì ed è sempre là, con anche italiani - a portare avanti il programma per le sementi, la riforestazione, le cisterne di acqua piovana, la costruzione di scuole tecniche di agroecologia. Il futuro? Stèdile e i suoi Senza Terra pensano sia l'Alba, il nome dato nel maggio 2013 all'Assemblea dei movimenti sociali verso l'alba, evoluzione di quel primo Forum social modiale, l'internazionale dei no global o altermondisti, che ha segnato una svolta nel 2001. L'Alba promuove un modello di vita alternativo, sostenibile, solidale nel quale i modelli produttivi e riproduttivi siano al servizio dei popoli spingendo ad una produzione equa ed ecologicamente compatibile.

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