Fonte: ANSA
Testo di
Alessandra Magliaro
Il
nostro sogno è costruire una società giusta, egualitaria, fraterna. La parola
comunismo? Meglio non usarla, Stalin e la guerra fredda l'hanno
deturpata. Joao Pedro Stédile, i cui nonni sono partiti giusto 100 anni fa dal Trentino, da un paesino chiamato Terragnolo, alla volta del Brasile, ci conduce
in un viaggio dentro il Movimento dei Sem Terra, i senza terra, uno dei
movimenti sociali e popolari che stanno segnando il cambiamento.
Sessantuno anni, uno dei leader dei lavoratori rurali, non vuole sentir parlare di modello politico ma la politica c’entra eccome, così come l’economia e la cultura. Lo sa bene anche papa Francesco, sostenitore come tanti altri vescovi e missionari dell'idea di Mst. A lui Stèdile ha portato un documento scritto da un gruppo di scienziati amici dell'Mst e di via Campesina dal titolo "Perché le coltivazioni transgeniche rappresentano una minaccia ai contadini, alla sovranità alimentare, alla salute e alla biodiversità nel pianeta’’, chiedendo il suo aiuto sulla questione degli Ogm. Francesco ha ascoltato Stèdile insieme ad un centinaio di rappresentanti di organizzazioni popolari di ogni parte del mondo, dal 27 al 29 ottobre in Vaticano, in un grande incontro mondiale che il brasiliano non esista a definire ‘’rivoluzionario’’ e ‘’storico’’. Al centro per la prima volta la giustizia sociale in termini di Pane, Terra e Casa per affrontare l'Emergenza Esclusi.
Sessantuno anni, uno dei leader dei lavoratori rurali, non vuole sentir parlare di modello politico ma la politica c’entra eccome, così come l’economia e la cultura. Lo sa bene anche papa Francesco, sostenitore come tanti altri vescovi e missionari dell'idea di Mst. A lui Stèdile ha portato un documento scritto da un gruppo di scienziati amici dell'Mst e di via Campesina dal titolo "Perché le coltivazioni transgeniche rappresentano una minaccia ai contadini, alla sovranità alimentare, alla salute e alla biodiversità nel pianeta’’, chiedendo il suo aiuto sulla questione degli Ogm. Francesco ha ascoltato Stèdile insieme ad un centinaio di rappresentanti di organizzazioni popolari di ogni parte del mondo, dal 27 al 29 ottobre in Vaticano, in un grande incontro mondiale che il brasiliano non esista a definire ‘’rivoluzionario’’ e ‘’storico’’. Al centro per la prima volta la giustizia sociale in termini di Pane, Terra e Casa per affrontare l'Emergenza Esclusi.
Il movimento dei Senza Terra nasce in Brasile 30 anni
fa.
Sopravvivere
tutti questi anni è già una vittoria. Nessun altro movimento contadino era
durato così a lungo, ci dice Stèdile. In questi anni, 800 mila famiglie
hanno avuto la terra e molto altro è stato costruito. ''E' un bilancio
positivo ma per strada abbiamo perso molti compagni per la repressione, veri e
propri massacri di contadini che andavano ad occupare le terre incolte o
abbandonate dai latifondisti come quello di Eldorado nel '96 che suscita
la solidarietà internazionale anche grazie agli scatti di Sebastiano Salgado
che ai Sem Terra dedica il libro e la mostra Terra.
Se guardiamo le cifre non sono buone. Oggi in Brasile
l'1%
è proprietario del 46% della terra, il 15% del 30% e l'85% del 24%.
E ci sono tuttora 4 milioni di contadini senza terra. La riforma agraria tanto
attesa, senza la quale non ci potrà essere vera democrazia, è bloccata dai veti
incrociati. Nonostante tutto abbiamo appoggiato Dilma Rousseff per il secondo
mandato presidenziale e ora aspettiamo. Sin dalla nostra fondazione ci siamo
dati una linea di equidistanza da partiti, chiese, stati e governi: vuol dire
autonomia politica e libertà di giudizio. Non facciamo sconti a nessuno e non
siamo un movimento politico se non nell'accezione di lottare per un cambiamento politico''. Mst, come
documenta in maniera approfondita il libro "La lunga marcia dei Senza Terra",
scritto da tre italiane: Claudia Fanti, Serena Romagnoli, Marinella Correggia,
uscito in questi giorni per Editrice Missionaria Italia, rappresenta un modello
alternativo di società.
"La
più grande conquista è stata garantire la dignità ai poveri delle campagne,
umiliati e senza futuro. Il senza terra non ha futuro ma quando si organizza in
movimento trova la dignità di camminare a testa alta e sperare in un futuro
migliore", dice Stèdile, spiegando l'evoluzione del movimento in 30 anni da lotta contro
il latifondo a organizzazione in cui l'educazione e la conoscenza sono altrettanto
importanti. Oggi i contadini di Mst sono strutturati in cooperative, piccole
fattorie e la formazione scolastica a tutti i livelli è programmatica. Ecco così
tecnici agrari, laureati, scienziati con l'obiettivo di lottare l'agri business delle
multinazionali globali, che deforestano e impoveriscono il territorio con le
monoculture, per favorire invece l'agroecologia.
Ecco
così che i Sem Terra insieme alla rete di Via Campesina (un movimento nato nel
'93
e che rappresenta 200 milioni di zappaterrra in 70 paesi), sono diventati
protagonisti delle lotte contadine sulla sovranità alimentare, contro gli ogm,
per la difesa delle sementi autoctone e tradizionali come patrimonio
dell'umanità, per l'agricoltura sostenibile su piccola scala in
opposizione ai processi neo liberisti per cui l'agricoltura subordinata al
capitale finanziario non si accontenta più del possesso della terra ma aspira
al controllo del commercio e all'imposizione in tutto il mondo dello stesso modello
di alimentazione. Il movimento dei senza terra è rimasto come si era
costituito, con la forma di direzione collettiva, senza presidenti né leader
unici. "I nostri valori fondanti sono rimasti gli stessi di 30 anni fa:
solidarietà, indignazione contro qualsiasi ingiustizia, contro le divisioni tra
di noi. Non vogliamo essere un modello, in ciascun paese bisogna organizzarsi.
Noi in Brasile ci siamo avvicinati al lavoratori delle città e ai sin teto,
senza casa. Ma guardiamo anche all'estero".
Stèdile
si riferisce alle Brigate internazionali in sostegno di movimenti contadini e
poveri in tutto il mondo. Siamo in Bolivia, ad Haiti, in Palestina e persino in
Cina. Ad Haiti c'erano ben prima del terremoto del 2010 che ha reso
un'isola
poverissima e saccheggiata, una terra desolata con 900 mila senza tetto. La
brigata internazionalista Dessalines, premiata nel 2013 per gli sforzi per la
democrazia alimentare, era già lì ed è sempre là, con anche italiani - a
portare avanti il programma per le sementi, la riforestazione, le cisterne di
acqua piovana, la costruzione di scuole tecniche di agroecologia. Il futuro?
Stèdile e i suoi Senza Terra pensano sia l'Alba, il nome dato nel maggio 2013 all'Assemblea dei
movimenti sociali verso l'alba, evoluzione di quel primo Forum social modiale,
l'internazionale
dei no global o altermondisti, che ha segnato una svolta nel 2001. L'Alba promuove
un modello di vita alternativo, sostenibile, solidale nel quale i modelli
produttivi e riproduttivi siano al servizio dei popoli spingendo ad una
produzione equa ed ecologicamente compatibile.
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