Se un qualche insegnamento si può trarre da un vivisettore come
Pavlov, è quello dell’applicazione dei suoi sadici risultati alla
nostra specie, trasformata agevolmente, da chiunque infierisca su
animali inermi, in cavie da laboratorio. Come infatti sta avvenendo.
Se i poveri cani torturati dallo pseudoscienziato russo,
impossibilitati a distinguere un cerchio da un ellisse, davano solo
tre risposte, cioè cadevano in uno stato di (1) catatonia, in uno di
(2) paranoia e in un altro di (3) schizofrenia, la nostra specie sta
dimostrando la stessa cosa: una massa di persone apatiche e una
minoranza vieppiù numericamente crescente di violenti. I cani che cadevano
catatonici, accettavano la scossa elettrica come i bravi e onesti
cittadini italiani accettano di pagare sempre più tasse e balzelli.
I cani che davano di matto e, pur di evitare l’inevitabile scossa,
premevano i pulsanti dell’esperimento a caso, freneticamente, sono
come quei cittadini che si abbandonano ad atti di violenza senza
scopo, così, per il puro piacere di spaccare tutto. Penso alle
periodiche risse fuori dagli stadi di calcio, ma anche all’inedita
versione degli atavici scontri tribali, osservati l’ultimo folle
giorno di scuola a Pavia, con feriti e contusi tra il liceo e l’istituto tecnico. Veniamo bombardati da informazioni
schizofreniche e finiamo per diventare schizofrenici noi stessi. La
cavie siamo noi.
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