Fonte: L’occidentale
Giovedì scorso in Gran
Bretagna è arrivata la terza sentenza per i fatti di Rotherham,
la cittadina inglese dove nel corso degli anni almeno 1.400 ragazze
minorenni sono state aggredite sessualmente, molestate o violentate
da gang di maschi islamici in prevalenza di etnia kashmiri. Fino
adesso, ci sono state 18 condanne per un totale di 280 anni di
carcere. Abbiamo già raccontato questa storia, nel silenzio della
stampa e dei media italiani su una vicenda così eclatante,
drammatica e brutale, ma non è finita qui. Andiamo con ordine. La storia di
Rotherham mette i brividi. "Ci sono stati anche momenti in cui
ragazzine prese singolarmente venivano chiuse in un solo appartamento per ore senza cibo, acqua o eletrticità", alla mercé dei loro
aguzzini, hanno detto i giudici nell'aula di tribunale, condannando
gli ultimi sei arrestati a 81 anni di reclusione. "Sono state
tutte sottoposte ad abusi terribili per mano di questi uomini".
Ma dopo la lettura della sentenza, come titolano il Mirror e il Sun,
un paio dei condannati ha lasciato l'aula di tribunale gridando
"Allah Akbar!", senza mostrare alcun segno di pentimento ma
rivendicando le violenze. Una doppia firma sotto gli atti
bestiali commessi.
Per sedici anni i fatti sono
stati taciuti da istituzioni negligenti e timorose di essere accusate
di "razzismo"
o "islamofobia". E' stato grazie al coraggio e alla
costanza di un giornalista, Andrew Norfolk, se poi i fatti sono
venuti a galla, nonostante le autorità avessero cercato di
dissuadere il cronista dal fare il suo mestiere. E' stato Norfolk a
risalire alla storia dei tre fratelli Hussain, uno dei primi nuclei
di seviziatori individuati. Ma a quanto pare sarebbe stata proprio la
polizia locale a provare a dissuadere una delle povere ragazze a cui
è stata distrutta la vita, dal raccontare cosa era successo alla
stampa. Norfolk e i giornali che per primi si sono occupati del caso
all'inizio furono bollati di razzismo. Un ruolo importante in questa storia
lo ha giocato Alexis Jay, responsabile nazionale dei servizi sociali
incaricata dal consiglio comunale di Rotherham di avviare delle
indagini indipendenti. E' il rapporto di Jay ad aver fatto emergere
un quadro terrificante: alcune delle persone ascoltate "pensavano
che si trattasse di casi eccezionali, e secondo loro le violenze non
si sarebbero ripetute". "Altri erano preoccupati dal fatto
di dover riferire a chi investigava quali fossero le origini etniche
dei responsabili, per paura di essere considerati razzisti",
"altri ancora hanno spiegato di aver ricevuto istruzioni chiare
dai propri superiori sul fatto di non lasciar trapelare la cosa".
Mohammed Shafiq, a capo di una
organizzazione giovanile musulmana, la Ramadhan Foundation, ha
confidato al Daily Mail che "gli asiatici non tendono ad andare
con ragazze delle loro comunità, perché qualcuno potrebbe venire a
bussare alla loro porta. Non vogliono padri o fratelli, o leader
delle comunità che si scaglino contro di loro". Le ragazze
bianche vengono
considerate dai molestatori come più "disponibili", ma
soprattutto, mai si troverebbero gruppi come la British Muslim
Youth a coprirgli le spalle. Che, nel 2015, un anno dopo la
pubblicazione del rapporto di Jay, in un messaggio su Internet ancora
ordinava ai giovani musulmani di boicottare le indagini delle forze
dell'ordine, magari facendo scoppiare qualche bella rivolta contro
gli "islamofobi". Perché quell'indagine li aveva fatti
demonizzare agli occhi delle comunità.
Quale pressione violenta devono aver
subito quanti si sono rifiutati, in passato, di raccontare questa
storia? Sta di fatto che per anni le
autorità di competenza hanno chiuso gli occhi e si sono tappati le
orecchie, soprassedendo a leggi e deontologia professionale, perché
pietrificate dall'idea di trovare fuori i propri uffici il marchio
infame e indelebile di "islamofobia". Abbiamo deciso
di continuare a raccontare questa storia perché, come dicevamo
all'inizio, non è finita qui. Secondo una inchiesta del Daily
Express dell'agosto scorso, violenze e abusi potrebbero avere una
dimensione ben più ampia, mentre fonti della sicurezza inglese
mandate a indagare sul caso a Rotherham,
secondo BBC, parlano di centinaia di colpevoli ancora a piede
libero.
Questo silenzio complice della
comunità e di chi sulla comunità doveva vigilare ha probabilmente
incoraggiato altre molestie
e stupri di bambine e ragazzine in
diverse città inglesi. Si parla di undici differenti città del
Regno Unito, di violenze su giovani donne bianche, di almeno un'altra
sessantina di arresti. Secondo la parlamentare laburista Sarah
Champion, che si è occupata del caso Rotherham, sarebbero "centinaia
di migliaia" i casi di abusi e la Champion ritiene che possa
esserci "un milione di vittime" in Gran Bretagna, in quello
che l'esponente politico inglese descrive come un "disastro
nazionale".
Si potrebbe scrivere, e molto,
dei frutti marci del multiculturalismo, delle belle illusioni su
integrazione e tolleranza, del nostro Occidente dove in nome del
politicamente corretto si accetta supinamente di far prevalere usi e
costumi barbarici e violenti sulla legge e l'ordine costituito.
Dovremmo anche chiederci perché le piazze delle nostre città non si
riempiono con grandi manifestazioni di protesta e indignazione per
quanto avvenuto in Gran
Bretagna e
dove sono le paladine dei diritti che marciano contro Trump. Ma
le domande vere in fondo sono altre: quanti sono esattamente gli
stupratori di Rotherham? Quante le ragazze molestate o stuprate? E
quanti altri processi dovranno essere istruiti prima che almeno da un
punto di vista giudiziario si metta la parola fine a questa storia
tragica targata islam?
Ma come hanno fatto a far entrare questa feccia umana nell'Europa, dopo secoli di guerre per non permettergli di conquistare l'occidente?
RispondiEliminaSuccederà presto anche da noi. Le istituzioni serve di Soros ci hanno abbandonato. O rassegnamoci a subire o organizziamoci a farci giustizia da soli.
RispondiEliminaSta già succedendo anche da noi, ma alla spicciolata, con un lento stillicidio.
EliminaE siccome anche da noi il multiculturalismo non scherza, l'ultimo in ordine di tempo è uno stupro da parte di un sudamericano, ai danni di una canadese, in quel di Milano.