Fonte: Stefano Montanari
Non pochi letterati
hanno espresso il concetto secondo cui nulla è più “reale” di
ciò che si percepisce. Per dirla con gli
inglesi, la
nostra vita dura il lampo in una padella e in quel lampo c’è chi
s’impegna, a volte senza rendersi conto di essere “strumento
cieco d’occhiuta rapina”, a cancellare, non
importa come, i fatti per sostituirli con la “realtà”
dell’illusione. E sempre si tratta di un’illusione che, per
ragioni che non sono mai nobili, fa comodo a qualcuno. Ultimamente,
certo in maniera improvvida perché, in fondo, io non ne ricavo altro
che seccature e insulti, mi sono occupato del caso di Sofia, la
bambina morta a Brescia ufficialmente per malaria cerebrale. Del
fatto ho parlato di persona con il dottor Claudio Paternoster, medico
infettivologo
responsabile del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Santa
Chiara di Trento dove la bambina fu ricovera e dove le fu
diagnosticata la malaria da Plasmodium falciparum. Non scriverò di nuovo ciò che ho già scritto il 10 settembre scorso
().
Mi limito a confermarlo. E neanche mi soffermerò sull’ennesima
battuta della ministrina Lorenzin. Se è vero ciò che riporta in
virgolettato, l’ineffabile statista avrebbe detto: “Dobbiamo accertare se
c'è stato un contagio di sangue o se invece la malaria può essere
stata contratta in altro modo.”
Poi ricevo un messaggio da parte di
una persona che, con ogni evidenza, lavora al Santa Chiara la quale
mi scrive che la bambina era stata vaccinata contro il meningococco
un mese prima del fattaccio. A margine, il produttore del farmaco
scrive “Non sono stati eseguiti studi prospettici sull’efficacia.”
Ma, del resto, che c’importa se non sappiamo se è efficace o no?
Anche se i ceppi di Meningococco sono non uno ma 17, anche se la
meningite ha pure origini che nulla hanno a vedere con quei 17 tipi
di batterio, è ovvio che, quando si presenta il certificato di
vaccinazione con un farmaco indirizzato ad un solo ceppo e di cui non
conosciamo l’efficacia, la meningite non si prende di certo. E chi,
vaccinato, di meningite si ammala è meglio che si vergogni. A parte ciò, nel mio post e in ciò
che dissi poi alla radio e in TV riferivo di aver ricevuto un file
audio il cui autore sosteneva che Sofia era stata appena vaccinata,
proprio come sostiene anche il messaggio di cui sopra. Naturalmente
fui chiaro nel precisare che non avevo alcun elemento per ritenere
veritiera o fasulla la testimonianza e che la riportavo per semplice
dovere di cronaca. Dunque, la cosa sarebbe dovuta restare confinata a
quello che era: parole senza riscontro.
E, invece, no. Un tale che dice di
lavorare all’ospedale di Trento mi scrive dicendomi che il post
contiene “falsità agghiaccianti”. È possibile. Io, del resto,
sono stato chiaro: quelle testimonianze in voce sono solo qualcosa
d'incontrollato che ho ricevuto e che riporto per pura cronaca e che
sono state poi ripetute da una persona che pare essere una dipendente
dell'Ospedale la quale, e lo ripeto a beneficio dei più impervi,
scrive cha la bambina fu vaccinata per la meningite un mese prima,
aggiungendo che all'arrivo a Trento la bambina era già ammalata di
malaria. E allora? E, allora, il personaggio, allarmato non si sa da
che né è chiaro quali interessi lo spingano, mi dice “veda di
rimuovere o correggere questo post. Altrimenti vedremo cosa si può
fare anche per vie legali.”
Davanti ad una manifestazione simile
si possono prendere atteggiamenti diversi. Il primo, forse il più
saggio, è ignorarlo stante l’evidenza del livello. L’altro è
interessare un sociologo. Il successivo è chiedere all’Ospedale
Santa Chiara d’individuarlo. L’altro ancora è pregare il
soggetto di adire davvero le vie legali. Sarà interessante vedere se
troverà un avvocato così disperatamente bisognoso di quattrini da
sostenere non è chiaro quale tesi, non avendo io commesso il minimo
reato. È ovvio che portarmi in tribunale costerà qualcosa al questo
signore.
Nessun commento:
Posta un commento