giovedì 21 settembre 2017

Un cedimento della democrazia nella vicina Spagna



Era soltanto questione di tempo. Ed è arrivato. Il frutto marcio di mesi e mesi di montanti politiche repressive legate all’allarme terrorismo e alla strategia della paura oggi ha mostrato il suo volto collaterale a Barcellona: e, come era ovvio, senza che la cosiddetta comunità internazionale avesse alcunché da ridire. Frasi blande, auspici che nulla trascenda, intercalari diplomatici al limite del farsesco. E di fronte a cosa? All’irruzione della Guardia Civil, armata fino a denti, negli uffici ministeriali della Generalitat di Catalogna per sequestrare 10 milioni di schede del referendum sull’indipendenza previsto per il 1 ottobre e arrestare 14 membri dell’esecutivo di vario livelli, tra cui il segretario generale dell’Economia.


Arrestati per un reato d’opinione. Come durante il franchismo. Paradossalmente, lo stesso franchismo che il governo di Madrid sta ridicolmente occultando agli occhi dei cittadini con la sua campagna iconoclasta relativamente a statue e monumenti del periodo della dittatura. Ogni Paese ha la sua Boldrini. L’UE? Muta. La Mogherini? Muta. Certo, dalla sua il governo ha la sentenza della Corte costituzionale che vieta quel referendum ma stiamo parlando della Guardia Civil che fa irruzione in palazzi ministeriali per arrestare rappresentanti del popolo, la cui unica colpa è quella di voler tenere un referendum consultivo: non si poteva arrivare a una mediazione? No, serviva questo. Il governo retto dal partito più corrotto della storia spagnola moderna dai tempi del PSOE di Felipe Gonzàlez si permette di compiere l’atto più franchista che si possa, senza che nessuno dica nulla.

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