Un bambino, fino ai sei
anni, ha bisogno solo di due cose: tette e braccia, ovvero coccole e
cibo. A sei anni smette di essere un lattante. Quando i bambini del
nido si ammalano, si dà la colpa ai virus presenti a scuola, ma i
virus sono anche a casa, eppure a casa non si ammalano, mentre
all’asilo sì. Fate in modo che le madri stiano all’asilo anche
loro, e i bambini non si ammaleranno, virus o non virus. Le malattie,
quindi, nascono nella mente: se il bambino si sente al sicuro, grazie
alla presenza materna, nessun raffreddore potrà insorgere. La
cattiva abitudine di mettere il biscottino Plasmon nel biberon o il
cucchiaino di formaggio grana nella minestrina, è appunto una
cattiva abitudine, consolidata nel tempo grazie al bombardamento
pubblicitario che la tivù ci offre.
L’informazione, la vera
informazione in campo nutrizionale, si può trovare su internet,
perché se ci si aspetta di trovarla in televisione, si sta freschi.
Al dottor Berrino erano stati commissionati cinque interventi alla
trasmissione “Elisir”, ma dopo il secondo gli fu tagliato il
contratto perché dicendo di non bere latte vaccino e non mangiare
formaggio, aveva leggermente contrariato gli sponsor, cioè quelle
aziende che davano alla RAI i finanziamenti per quella e altre
trasmissioni. Si capisce che l’informazione è viziata, pilotata,
non viene dalla scienza, anch’essa succube delle multinazionali, ma
direttamente dalle industrie del latte e della carne, che vogliono
bambini ammalati per non perdere clienti e veder diminuiti i
profitti. Logica diabolica.
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