Fonte: Repubblica
Per Nostradamus la fine
del mondo sarebbe dovuta arrivare nel 1999. Per altri nel 2000,
complice il temibile millennium bug. A dare retta ai Maya invece si
poteva ipotizzare che l’anno fatale sarebbe stato il 2012. E se
fino ad oggi l’abbiamo scampata, forse è ancora troppo presto per
cantare vittoria. Il 23 settembre infatti dovrebbe essere la volta di
Nibiru, un fantomatico corpo celeste che alcuni identificano con il
Pianeta 9, e che sembrerebbe – così vuole la leggenda – in rotta
di collisione con la Terra. Una teoria che ha radici nella mitologia
babilonese e sumera e nella numerologia (o presunta tale) cristiana,
e che ha avuto una tale diffusione negli ultimi anni da costringere
la Nasa a smentire ufficialmente (e non per la prima
volta) la possibilità di un simile cataclisma. Ma come nasce
questa ennesima bufala sulla fine del mondo? E cosa c’entra Nibiru
con il misterioso Pianeta 9?
La leggenda di Nibiru,
in effetti, ha radici lontane. Se ne inizia a parlare più di un
ventennio fa, quando l’unione tra le teorie di Zecharia
Sitchin, scrittore ed esperto di archeologia misteriosa, e quelle
di Nancy Lieder, una signora del Wisconsin in contatto diretto
con la razza aliena degli Zeta Reticuli, crea una delle più longeve
teorie del complotto degli ultimi decenni: quella di Nibiru, un
pianeta gigante nascosto ai margini del nostro Sistema Solare e
destinato a distruggere la Terra, la cui esistenza sarebbe stata
ovviamente insabbiata da governi e istituzioni mondiali. Le prime
versioni della teoria parlavano del 2003 come probabile data del
disastro, per poi puntare – una volta superati indenni il presunto
rendez vous fatale – al 2012, intrecciandosi questa volta con le
presunte previsioni cataclismatiche dei Maya.
Sopravvissuti
anche al secondo appuntamento con Nibiru, serviva evidentemente un
nuovo candidato. Ed è bastato aspettare un paio d’anni perché si
presentasse l’occasione perfetta, arrivata nel 2014 quando un
articolo su Nature degli astronomi Chad Trujillo e Scott
Sheppard ha aperto la strada all’esistenza di un nono pianeta
all’interno del Sistema Solare. L’ipotesi, corroborata nel 2016
da una seconda ricerca pubblicata dagli scienziati Mike
Brown e Konstantin Batygin, è quella del pianeta 9: un
gigante nascosto in un’orbita lontanissima dal Sole, e sfuggito
fino ad oggi ai nostri telescopi.
Nibiru,
evidentemente, altro non era che il nuovo Pianeta 9 (e poco importa
se gli scienziati non hanno mai neanche paventato la possibilità di
un impatto con la Terra). Non restava che trovare una nuova data per
il disastro. Ci ha pensato David Meade, autore di Planet
X – The 2017 Arrival,
un libro che attraverso una “solida” lettura numerologica dei
testi sacri giudaico cristiani è riuscito a calcolare la data della
fine del mondo, cataclisma che il Signore avrebbe affidato
all’impatto della Terra con Nibiru, nella nuova veste di Pianeta 9.
I segni sono molti e, assicura Meade, facili da notare se si sa dove
guardare. Dai suoi calcoli il 23 settembre si realizzerà una
particolare configurazione astrale prevista in un passo del Libro
dell’Apocalisse (Apocalisse 12.1) che farà da preludio all’arrivo
di Nibiru.
Ipotesi affascinante. Ma anche priva di
senso, spiega l’esperto di dinamica planetaria Giovanni
Valsecchi, dell’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali
dell’Inaf. “Non esiste alcuna possibilità che un oggetto di
simili dimensioni raggiunga le zone più interne del Sistema Solare –
assicura Valsecchi – quanto meno, non in una scala temporale che
coincida con quella della nostra vita”. Questo ovviamente non vuol
dire che il Pianeta 9 sia una sciocchezza. “Quella del cosiddetto
Pianeta 9 è un’ipotesi scientificamente molto seria – aggiunge
l’esperto – che nasce per spiegare alcune caratteristiche anomale
delle orbite degli oggetti transnettuniani più
lontani”.
Osservando le orbite di questi corpi
celesti posti oltre l’orbita di Nettuno emergerebbero infatti
anomalie, strani allineamenti e piani orbitali preferenziali che
possono essere spiegati solo in due modi. La prima ipotesi è quella
avanzata dai lavori di Truillo e Sheppard e quelli di Brown e
Batygin: un pianeta enorme e lontanissimo che interferisce con le
orbite degli oggetti transnettuniani. Si tratterebbe di un pianeta
molto particolare, perché a una tale distanza dal Sole – nel punto
più vicino la sua distanza sarebbe 200 volte maggiore di quella
della Terra – la nebulosa primordiale da cui ha avuto origine il
Sistema Solare non avrebbe avuto la densità necessaria per dare vita
a un pianeta. E quindi il Pianeta 9 dovrebbe avere avuto un’altra
origine: o nella parte centrale del Sistema Solare, da cui poi
sarebbe migrato nell’attuale posizione in un remoto passato, o in
un altro sistema stellare, da cui sarebbe sfuggito per poi essere
catturato in qualche momento dalla gravità del Sole. Una sequenza di
eventi molto particolare: difficile – spiega l’esperto – ma non
impossibile.
L’altra possibilità è tutto sommato
più semplice: le anomalie osservate nelle orbite dei transnettuniani
potrebbero essere solo un’illusione. “Oggi conosciamo solo un
migliaio di oggetti transnettuniani – chiarisce Valsecchi – e in
futuro potremmo renderci conto che si tratta di una frazione di
quelli esistenti, che per ora abbiamo individuato solo i più facili
da osservare e che quelle che oggi ci appaiono come anomalie nelle
loro orbite non siano più tali considerandoli nella loro totalità.
D’altronde, abbiamo ancora molto da scoprire su queste zone così esterne del
Sistema Solare”.
I misteri, insomma, non mancano.
Anche se per ora i segreti nascosti nello spazio profondo non
sembrano rappresentare un rischio per il nostro pianeta. Per una
conferma, comunque, non resta che attendere il 23 settembre.
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RispondiEliminaFa il suo lavoro di consolidare la Matrix.
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