Stanno facendo un test per verificare la sottomissione dei sudditi

Testo di Paolo Sensini

Ricordate la "botenza di fuoco" dei famosi 750 miliardi di euro promessi dal governo Conte per fare fronte all'emergenza sanitocratica nel 2020? E poi gli altrettanto mitologici "ristori" che avrebbero dovuto sostenere tutte quelle attività chiuse per mesi e mesi dallo Stato? E ora, col governo del banchiere centrale Draghi, il celeberrimo "Recovery Plan" che dovrebbe fare ripartire l'Italia col botto? Bene, al momento il grosso delle attività produttive non ha ricevuto nemmeno un centesimo dei soldi promessi dalle istituzioni. Anzi, solo tasse da pagare e aumento continuo delle materie prime. Dunque l'unica prospettiva che si profila all'orizzonte per le piccole e medie imprese è una sola: fallire e/o accettare con rassegnazione tutte le misure imposte in via monocratica dallo Stato. 

Ora infatti, con le stesse argomentazioni che ricalcano il medesimo copione già sperimentato in precedenza, obbligano i sudditi a inocularsi un vaccino sperimentale raccontando ossessivamente che è "l'unico modo per ripartire in sicurezza". Ripartire cioè con un trattamento farmacologico che, come ammettono i loro stessi esperti, "funzionicchia". Cioè che spesso ha gravi effetti collaterali (morte compresa) e non serve a nulla per cautelarvi da un virus che è curabilissimo con tutte le cure domiciliari già a disposizione. E allora perché procedere in questo modo? Semplice, perché così facendo testano la sottomissione della gente che si adegua a tutto e il contrario di tutto ciò che la televisione gli vomita addosso; e in secondo luogo abituano così la popolazione ad accettare ogni misura vessatoria imposta dall'alto nella più totale passività e arrendevolezza.