Una frase di Immanuel Kant che viene citata spesso recita: “Due
cose mi lasciano stupefatto: il cielo stellato sopra di me e la legge
morale dentro di me”. Io, più modestamente, posso dire: “Due
cose mi lasciano stupefatto del Madagascar: il cielo stellato sopra
di me e i cibi e le bevande che spesso entrano dentro di me”.
Riguardo a questo secondo elemento, non si tratta solo del tripudio
di sapori che esperimento in queste esotiche contrade, ma anche di
forme bizzarre che la natura offre al mio sguardo curioso e
all’obbiettivo della mia macchina fotografica. Stavolta è capitato
con due banane siamesi ed era la prima volta per me che vedevo una
cosa del genere. Carote siamesi le avevo già viste in Italia, non
ricordo se dal vero o in foto, ma le banane no! A me viene in mente
il gemello parassita, ma non è questo il caso. Con due gemelli che
nascono fusi insieme, compresi i bambini con due teste, c’è
un’alchimia che si attua all’interno della placenta e per me ciò
che succede nell’utero durante la gestazione è uno dei tanti
misteri della natura. Lasciamo, poi, in sospeso la questione di
quando l’anima entra nel corpo, se all’atto del concepimento, a
quello della nascita o durante una delle 36 settimane della
gestazione. Io penso di poter escludere che, nel caso delle banane
siamesi, si siano verificati pasticci dovuti alla contaminazione
dell’ambiente da parte dei coltivatori e penso che si tratti di un
fenomeno naturale, anche se raro. Non le ho ancora mangiate e credo
che le lascerò per ultime, facendo loro un favore come Polifemo
aveva intenzione di fare con Ulisse.
Se poi vogliamo parlare del cielo stellato del Madagascar, quello
che si vede nella brousse, dove non c’è corrente elettrica, è
semplicemente fantastico. Ma anche dove le linee elettriche ci sono
si possono vedere cose eccezionali. Come una stella cadente di
giorno. Non posso dire che fosse giorno pieno, ma al mattino presto,
quando sorge l’alba, o aurora che dir si voglia. A quell’ora si
vedono ancora un po’ di stelle, quelle più luminose se non altro,
ed è stato proprio al mattino presto che ho visto un bagliore
intenso accendersi, eseguire una breve traiettoria verso il basso e
spegnersi. Ho capito che era una stella cadente, altrimenti chiamata
meteorite, e anche in questo caso era la prima volta per me che
vedevo una cosa del genere. Vogliamo parlare del disco volante che ho
visto due anni fa? Parliamone! Erano le 4 di notte. Soffrendo
d’insonnia, guardavo, stando in piedi, fuori dalla finestra della
camera 213 del Pavillon de Jade di Tanà. All’improvviso è apparsa
una forma a delta, luminosa, che si è spostata nello spazio, al di
là e al di sopra dei tetti delle case ed è subito scomparsa. I
dischi volanti a forma di triangolo sono di fabbricazione umana, per
chi ancora non lo sapesse, per cui non so se fosse pilotato da alieni
o da militari terrestri. Di fatto, anche in questo caso, era la prima
volta per me che vedevo una cosa del genere.
Tutte le sere dopo cena, da quando viviamo nel quartiere di
Ampasikibo, vado in cortile e metto due sedie di plastica con i
braccioli una di fronte all’altra, dispongo un cuscino sulla
schiena e mi metto comodo, allungando i piedi, ad osservare il
firmamento, nella speranza di vedere ancora dischi volanti. Ciò che
vedo sono satelliti e meteoriti. Questi ultimi si presentano sempre
nello stesso modo: una breve scia luminosa che si spegne subito e
possono manifestarsi in qualsiasi parte del cielo. Di satelliti
invece ci sono due tipi, per lo meno quelli che ho visto finora.
Quelli che si accendono in un punto preciso e si spengono subito
dopo, come un occhio che ti fissa per un attimo e poi si chiude (ne
avevo visto uno così una notte al Tagliamento) e quelli classici con
una lunga traiettoria che attraversa tutto lo spazio visivo con la
stessa luminosità. Di questi, ve ne sono alcuni che si vedono bene,
essendo sufficientemente luminosi da poter seguire tutto il loro
percorso e altri che si fa fatica a vedere perché hanno una luce
flebile ed è facile perderli dopo pochi secondi. Quelli che si
vedono bene viaggiare nello spazio tra le stelle danno più
soddisfazione. A volte mi capita di vedere tre satelliti per notte, a
volte neanche uno. Ovviamente, non sto su tutta la notte a guardare
il cielo, ma solo una mezz’oretta ogni sera dopo cena. Quando
sopraggiunge il sonno lascio la provvisoria postazione e vado a
trovare Morfeo, per quel poco tempo che è disposto ad intrattenersi
con me. Poi devo vedermela con la quotidiana insonnia. Ma non è poi
troppo male e, arrivati a una certa età, anche a quella ci si
abitua.
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