martedì 25 ottobre 2022

Dalla padella alla padella

Questo articolo farà inorridire non soltanto le persone aracnofobe, ma anche quelle anime candide delle animaliste. Come sapete, ho la casa piena di Holocnemus pluchei. L’estate scorsa ne prelevavo qualcuno e lo davo da mangiare alle mantidi, e quindi li tenevo come riserva di cibo, quando non potevo andare a caccia di cavallette. Detto per inciso, sono stato criticato per questo. Tuttavia, vorrei far notare che Facebook pullula di gattare e di amanti di gatti, i quali compiono vere stragi di uccellini, talpe, topi e lucertole, e si sorvola su questo, perché i gatti sono i nostri beniamini di casa, ma se io tengo per qualche giorno delle mantidi, non va bene, non è etico, non è accettabile per un animalista! Okay, chiudiamo qui la polemica e veniamo all’articolo di oggi.



Gli Holocnemus pluchei tessono le loro ragnatele vicino alle finestre, dove gli insetti che, specie in questa stagione, entrano in casa per cercare un luogo dove passare l’inverno, si dirigono secondo il loro istinto eliotropico. In bagno ho notato che una specie di mosca-soldato, di un bel colore verde metallizzato, era finita presa da un filo di ragnatela. Poteva ancora volare ed era per questo che il ragno esitava ad iniettarle il suo veleno paralizzante. Ho preso un pennellino e, delicatamente, l’ho tolta dalla ragnatela per portarla in laboratorio. Volevo sistemarla su un allestimento fatto di muschio e sassi per farle qualche foto ma, accortasi di essere svincolata dal filo viscoso, si è staccata dal pennello andando a sbattere contro il vetro della finestra del laboratorio, dove non è stata altrettanto fortunata. Il ragno ivi residente è stato più veloce del suo collega del bagno e la mosca verde è rimasta impigliata del tutto. A quel punto, dovevo decidere se intervenire liberandola, o lasciarla al suo destino. Poiché il veleno era già stato iniettato, non mi è rimasto altro da fare che fotografare entrambi i soggetti: la vittima e il suo carnefice. Ora, dopo essermi documentato e dopo aver ricevuto le foto elaborate magistralmente da quel mago della fotografia di nome Francesco Spizzirri, so anche il nome del dittero: Chloromyia formosa, appartenente al gruppo delle mosche soldato, in cui mi ero già imbattuto qualche settimana fa. Poiché le cose sono andate così, con un finale tragico per il dittero, non potremo godere della sua bellezza verde metallica, ma almeno di quella “terrificante” dell’Holocnemus pluchei.

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