Ho il giardino pieno di mantidi, ma non devo occuparmi del loro mantenimento. Ho anche due gatti che bazzicano nel mio giardino, ma sono del vicino e anche in questo caso non devo occuparmi del loro mantenimento. Ho già tenuto due giovani mantidi, una verde e una marrone, nel terrario, nei giorni scorsi, ma ora che siamo alla fine di ottobre se ne trovano ancora. E belle grosse! Questa tende più al marrone che al verde, e non posso escludere che sia proprio quella che è già stata mia ospite, visto che dopo qualche giorno, fatte le foto di prammatica, le ho liberate. Di fatto, in tutti i casi, sembrano gradire la disposizione naturalistica che ho predisposto per loro. Si scelgono un rametto e si posizionano a testa in giù, al di sotto del rametto stesso. Lì aspettano che qualche preda capiti loro a tiro. Perciò, ho dovuto procurargli da mangiare e sono incorso nelle ire di alcune animalista sul web, che considerano l’offrire cibo ad animali, temporaneamente detenuti, come qualcosa di immorale.
Il fatto è che è più facile vedere le contraddizioni nel comportamento degli altri, che non nel proprio. Moltissime animaliste, comprese quelle che mi hanno criticato, tengono in casa cani e gatti. Questi ultimi sono così invisi dai naturalisti e dai biologi, che viene loro attribuito l’epiteto di “tigre da giardino”. Tutti coloro che hanno o hanno avuto gatti, si sono spesso ritrovati in casa lucertole, uccellini, talpe e topi, morti o mezzi morti. A volte anche grosse farfalle e ragni. Se qualche piccione è malato e non fa in tempo a volare via, gatti adulti riescono perfino a catturare uccelli di quella taglia, che, come misure, non sono dei semplici passerotti implumi.Quando abitavo in montagna c’era un gatto con me, non ricordo come fosse capitato, che mi faceva trovare in casa ghiri interi o le loro teste, evidentemente, queste ultime, troppo difficili da masticare. Certo, per acquietare la coscienza, sia con i gatti che con i cani, si fa ricorso ai croccantini, oppure a scatolame con carne trattata ma umida, anziché secca come le crocchette. Sempre però si tratta di animali macellati a monte, o i loro scarti. Comprando tali cibi per i nostri “Pets” ci si rende complici di un sistema diabolico basato sulla macellazione di animali innocenti.
La differenza che salta agli occhi, almeno per chi intende valutare obiettivamente le critiche che mi sono state rivolte, è che io cerco ragni e cavallette, da dare in pasto alle mantidi, solo per qualche giorno, mentre ai gatti (e ai cani) di casa si pagano i macellai per tutta la durata della vita del gatto (o del cane). E, soprattutto, si sorvola sulle uccisioni deliberate del gatto, dettate da mero istinto venatorio, perché il gatto è il nostro “bambino” e gli si perdona tutto, sebbene molte animaliste e molte zoofile, riescano talvolta a sottrarre dalle fauci del felino le sue prede ancora vive, magari un po’ strapazzate, ridando loro la libertà.
Ma torniamo alla mantide adulta che mi sono ritrovato, pochi giorni fa, sotto il portico. Non so bene quanti tra ragni e cavallette abbia mangiato, perché io glieli mettevo dentro il terrario e il giorno dopo non c’erano più. Posso testimoniare di aver visto la cattura e la successiva consumazione di due cavallette, catturate a fatica in un prato vicino casa, perché le temperature autunnali le hanno fatte sparire quasi tutte. L’estate scorsa ce n’erano a migliaia! Osservare una mantide mentre mangia la sua preda è una visione ipnotica. Non si riesce a staccare lo sguardo, per lo meno le prime volte. Quella misteriosa cosa chiamata “empatia” mi metteva a disagio, mentre guardavo stando dall’altra parte del vetro del terrario, ma mi ha fatto anche decidere di rimettere l’insetto “Pregadio”, come anticamente veniva anche chiamata la mantide, nel suo regno, a casa sua, cioè nel mio giardino. In tutto con me quest’ultima mantide è rimasta tre giorni, più o meno come le altre due dell’estate scorsa. Non è solo per il senso di responsabilità nei loro confronti, ovvero per l’impegno di uscire a cercar loro del cibo, ma è proprio che certi spettacoli, benché naturali ed ineluttabili, non sono il massimo delle mie aspirazioni. In altri termini, non sono sadico necrofilo e riconosco che vedere una cavalletta mangiucchiata viva non sia un bello spettacolo. Non per un animalista.
Ora, non voglio dire che vedere all’opera la crudeltà della natura, sotto forma di un insetto carnivoro, mi procuri degli incubi notturni, ma per fare un esempio ieri sera leggevo un libro di scienze che parlava dei Nemertini, uno dei Phyla minori tra gli invertebrati, e durante la notte ho sognato un verme lungo un metro o anche più, di colore bianco e sottile come un nastro. Esattamente come sono di solito i Nemertini, tra cui una specie che, raggiungendo la lunghezza strepitosa perfino di 55 metri, si può dire sia l’animale più lungo del mondo, lungo il doppio della balenottera azzurra. Nel sogno ho sentito l’esigenza di catturare il Nemertino bianco e metterlo in un recipiente dove poterlo fotografare, e percepivo la mia preoccupazione di farlo delicatamente, senza spezzarlo. I sogni sono sempre strani, vengono tradizionalmente divisi in due categorie: paure e desideri. Ammetterete che ciascuno di noi sogna ciò che maggiormente lo ha impressionato durante il giorno, oppure ciò che contraddistingue le sue passioni fondamentali. Nel mio caso, sono gli animali, da sempre, e io riesco perfino a sognare un verme visto casualmente su una fotografia. L’amico Francesco Spizzirri, il fotografo che ha reso possibile, mediante successiva elaborazione delle foto, osservare i particolari della “scena del delitto”, so già cosa direbbe. Mi direbbe perché, invece di sognare viscidi vermi marini, non sogni qualche bella fig...liuola? Ma i sogni non sono io che li comando, semmai il mio inconscio. E l’inconscio non sente ragioni. Questo passa il convento! Ditemi se queste mie foto, con un paio di povere cavallette divorate, vi avranno fatto venire gli incubi!
I gatti o si amano o si odiano. Senza compromessi. Sono dei simpatici mascalzoni, raffinati assassini, coraggiosi con i nemici più grandi e forti di loro, spietati con le prede, con i deboli, a loro agio in macelleria. Quella terrestre.
RispondiEliminaIl sistema mantide, più o meno religiosa, potrebbe esser preso a prestito per un "dolce" depopolamento. Ovvero sterminio dei maschi melensi, quelli post matrimonio, in tuta, la pancetta, calzino odoroso. Quelli insicuri, tipo: ti è piaciuto cara? Hai sentito che rigidità? Sei giunta? Sciagurati, illusi, degni di esser uccisi dalla femmina dopo una appena sufficiente performance, col loro caxxetto da famiglia... Qualcuno prenderà il loro posto, gente tosta, senza bisogno di pasticche, che prende e non chiede, che pensa al proprio di piacere. E basta....
Ai maritielli fidanzatielli nostrani, inginocchiati di fronte alle pulzelle, con anellino e custodia indi: MI VUOI SPOSARE? spetterà forse un posto in paradiso. Dove non c'è il matrimonio. Ma c'è l'amore....
Della mantide religiosa, ciò che colpisce l'immaginario collettivo è che la femmina divora il maschio durante la copula.
EliminaNon ci avevo proprio pensato, mentre scrivevo l'articolo.
Ho, proprio con questo post, fatto arrabbiare la mia morosa, che, è bene ricordarlo, non vive con me, ma all'estero.
Lei è più animalista di me, evidentemente. Nel senso che le nostre rispettive regole morali non coincidono.
E io, meschino, forse rientro nella categoria dei "maschi melensi" da te descritti.
Non incolpo nessuno, né lei, né te ovviamente, che hai espresso la tua poetica opinione, e nemmeno me stesso.
La Natura è fatta così, metà degli animali esistenti su questa terra mangia l'altra metà, ogni giorno, continuamente, da milioni di anni e per altri milioni di anni.
Noi, con le nostre regole morali, rispettabilissime, siamo degli incidenti di percorso.
Ininfluenti al massimo grado.
Beh insomma, dai! Posto magari noi caucasici, tutti quanti siamo destinati a sparire, o quasi, avrei pensato ad una alternativa al piccone di Kabobo....
RispondiEliminaInvece del piccone, il coltello da cucina e invece del migrante squilibrato, le nostre dolci metà.
EliminaLa mantide femmina, dopo l'accoppiamento, divora solo la testa del maschio, perché essa contiene proteine e sali minerali utili allo sviluppo della prole.
RispondiElimina