domenica 16 ottobre 2022

I misteriosi e onnipresenti centogambe



Sapevo che sollevando le tegole ricoperte di muschio, e che probabilmente si trovavano lì da molti anni, avrei trovato qualche organismo interessante da fotografare. Perciò mi sono portato un barattolo e un paio di pinzette. Speravo di trovare qualche forficula, che ancora non è passata sotto le lenti della mia macchina fotografica e le abili mani di Francesco Spizzirri, mago del photoshop. Ma al posto di qualche dermattero, ho trovato un paio di chilopodi, uno dei quali è finito dentro il mio recipiente, senza per questo causargli danni. L’altro ho lasciato che se ne andasse. Portato in laboratorio e fattigli una trentina di scatti, l’ho subito riportato dove l’avevo preso, cioè vicino alle tegole accatastate nella parte posteriore della casa. Si tratta della stessa specie di miriapode che abbiamo già conosciuto pochi giorni fa: un Litobio forficatus. Lucifugo, forse l’unico disagio che gli ho fatto provare è stato di averlo messo sotto la luce di due lampade, coperte da altrettanti fazzoletti di tela bianchi, dietro suggerimento di Francesco, volti ad evitare l’effetto bruciatura sullfoto. Anche questo esemplare era lungo circa tre centimetri e disponeva di 15 paia di zampe, altrimenti non rientrerebbe nell’ordine dei chilopodi. 




In Italia abbiamo una specie che ne ha molte di più, l’Himantarium gabrielis, un geofilomorfo che di zampe ne può avere anche 200, cento per lato, arrivando alla lunghezza di 20 centimetri. Prima o poi, se la fortuna mi assiste, riuscirò a trovarne uno. I chilopodi, siano essi scolopendromorfi, litobiomorfi o scutigeromorfi, sono tutti carnivori e, tenendo conto della grandezza delle loro bocche, le loro prede sono insettucci alquanto minuscoli.

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