domenica 9 ottobre 2022

Il molestatore di gasteropodi


Gasteropode significa letteralmente “stomaco piede” e si riferisce a quegli invertebrati che strisciano sulla pancia, ovvero alle lumache e alle chiocciole. Non è possibile sbagliare tra le due categorie, benché nel linguaggio comune si appellino lumache anche quei molluschi con il guscio, che in realtà si dovrebbero chiamare chiocciole, destinati a far bella figura nell’Alta Cucina. Gli antichi romani già le mangiavano, senza sapere niente di Alta Cucina e infatti la parola cucchiaio deriva da “coclearium” e tutti sappiamo che la coclea è la spirale delle chiocciole. V’è poi da aggiungere un altro aspetto notevole, a proposito di molluschi. Non so per quale ragione i tassonomisti hanno messo nella stessa famiglia i polpi e le lumache, chiamando i primi molluschi cefalopodi e le seconde molluschi gasteropodi. Forse per il corpo molle di entrambi? Ma c’è un abisso tra i due! Polpi, seppie e calamari sono creature marine intelligenti, soprattutto i primi. E ne abbiamo avute molte prove sperimentali, osservando il loro comportamento in acquari o direttamente sul fondale marino. Chiocciole e lumache, si può dire che siano intelligenti? A modo loro forse sì, ma mai come i molluschi cefalopodi, termine che letteralmente significa “testa piede”.



Ma veniamo alla nostra chiocciolina. Si chiama Pomatia elegans, non è rara, anzi è molto diffusa, ma essendo anche discreta e di piccole dimensioni, non la conosce nessuno, se non gli zoologi e i naturalisti. Facendo vita notturna, come le sue più famose colleghe, sfugge all’attenzione del grande pubblico. Se le limacce rosse vengono schiacciate da pedoni e ciclisti che percorrono strade sterrate verso sera, è difficile schiacciare le Pomatia elegans perché non lasciano mai il sottobosco, o almeno, pedoni e ciclisti che dovessero schiacciarle, non se ne renderebbero conto. Io l’ho trovata per caso, perché stava per essere schiacciata dalla mia cagnetta. La sorveglio continuamente quando cammina perché, data l’età, lo fa barcollando e voglio essere pronto ad andare eventualmente in suo soccorso. La Pomatia, comunque, non doveva trovarsi lì, sul sentiero frequentato dai visitatori del biotopo. L’ho raccolta delicatamente e portata in laboratorio, poiché si trattava di un soggetto che non avevo mai fotografato. E ho fatto bene, giacché le elaborazioni fatte successivamente da Francesco Spizzirri (è un mago, quell’uomo!) hanno messo in evidenza particolari che a occhio nudo non si sarebbero potuti vedere.



Siccome, quando l’ho trovata, l’animaletto si era sigillato con l’opercolo all’interno del guscio, per far sì che ne uscisse, una volta sistemato su un sasso piatto, l’ho semplicemente asperso con qualche goccia d’acqua. Con le lumache dormienti si fa così, perché credono che sia venuta la pioggia. La macchia che si vede in foto è l’acqua che le ho versato addosso. Ne è bastata poco, ma la bestiola ci ha messo parecchio a mettere fuori il naso. Rispetto ad altri gasteropodi, la Pomatia elegans ha una caratteristica peculiare. Invece di avere un solo piede, ne ha due! Praticamente, avanza camminando, cioè riempiendo di sangue prima il lobo destro del suo piede e poi il lobo sinistro, alternativamente. Lei però non ha voluto beneficiarmi di tale visione, perché non mi ha mostrato come cammina, essendosi rifiutata di farlo. Ne attribuisco il motivo alle due lampade, puntate su di lei, che la infastidivano, ma del resto senza la luce non avrei potuto fotografarla. Questo è un problema che mi si presenta spesso con animali lucifughi, come per esempio il litobio. O anche gli stessi scorpioni. Voglio far presente che la parola fotografia significa letteralmente “scrivere con la luce”. Ho capito – e non ci voleva tanto – che sia stata la luce ad impedirle di mostrarmi il suo modo originale di camminare, dal fatto che, finita la sessione fotografica, sono andato a dormire. Io, ma non lei! Lei (la chiamo al femminile anche se le lumache sono ermafrodite) durante la notte, a lampade spente, ha percorso la bellezza di trenta centimetri, avendola il mattino successivo trovata fuori dal piccolo recinto che le avevo approntato. Appena trovata, sono andato a liberarla in giardino. Dite che le ho causato troppo stress, con le luci puntate sui suoi occhietti telescopici? Dite che le materne animaliste che frequentano i social mi accuseranno di essere un molestatore di gasteropodi? 

2 commenti:

  1. Roberto sei un divulgatore scientifico, segnatamente nel comparto animalista a 360 gradi. Colpisce la cultura, la prosa non stanca, le foto sublimi. Non mi sembra che tu rispiattelli paro paro i filmati, le foto, i testi della National Geographic, come faceva Piero Angela... Chapeau!

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    1. Ti ringrazio per le lodi.

      Circa le foto, il merito va tutto a Francesco, quell'amico che conobbi sull'aereo che ci portava in Madagascar nel 2006.

      In quanto a divulgatore scientifico, è una parola grossa, però mi piace condividere le mie scarse conoscenze.


      Ti racconto un aneddoto.
      Due erano le animaliste ortodosse che mi hanno biasimato per il trattamento riservato agli animaletti.

      Una l'ho bloccata su Facebook nel suo interesse, senza alcuna malevolenza.

      L'altra, a cui avevo chiesto se potevo bloccarla, mi ha risposto che non serviva.

      Ma non solo.

      Mi ha invitato ad andare a trovarla perché dice che nel suo giardino è pieno di insetti da fotografare.

      Non essere malizioso, la proposta è del tutto letterale!

      Di rimando, l'ho invitata a venire lei a trovarmi nei prossimi giorni, quando ci sarà la fiera di San Simone, che attira migliaia di persone da tutto il Friuli.

      Non verrà.

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