Come ti costruisco il terrore sul nulla. La parola ha una forza incredibile, riesce a dar vita a paure che paralizzano e ti scaraventano in una tale rabbia e frustrazione che non trovano argini e spesso sfociano in violenza. Proviamo ad analizzare questo articolo composto, sostanzialmente, da due parti. La prima allestisce la scena in modo del tutto strumentale; il cane diventa quasi una persona che fa parte della famiglia, consolazione di una donna molto anziana, rubato e divorato dal lupo, creatura che agisce all'ombra del bosco e da cui ci si sente assediati, accerchiati senza alcuna possibilità di reazione o difesa. La cagnolina dal manto bianco (subito un diminutivo, continuamente ripetuto nell'articolo, che la contrappone già al lupo scuro)... un guaito e l'animale che sparisce... ha sentito un verso strano... Tina (nome parentale per la cagnolina) non c'era più... è stata presa e portata nel bosco ... era la cagnolina di compagnia di mia mamma e di mia nonna che ha 96 anni...
La seconda da' voce allo sdegno, all'impotenza, nel coro indistinto e quindi senza responsabilità - a tratti grottesco - la giornalista ricorre a umori viscerali e notizie false, tanto da far crescere, insieme al senso di frustrazione, la rabbia. Quando si decideranno a fare qualcosa? ... ora ce ne sono troppi... la presenza è diventata un problema... bisogna che l'opinione pubblica faccia qualcosa... la situazione sta diventando drammatica... la situazione è insostenibile... qui nessuno fa nulla.
Questo modo di scrivere, soprattutto per chi legge in buona fede, è devastante. Colpisce solo lo stomaco, fomenta il terrore, così difficile poi da attenuare e compromette l'informazione seria, il tentativo di convivere con il lupo. E in questo caso è un terrore fondato sul nulla; Tina, la cagnolina bianca, è poi ritornata a casa, non c'era nessun lupo nel bosco ma ciò non ha impedito, a chi ha scritto, di crearne uno terribile e feroce nella testa dei tantissimi lettori.
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