Fonte: Jeda News
Prove scientifiche confermano che il
sole ha un gemello “cattivo”, Nemesis (o Nibiru), considerato il
responsabile delle estinzioni di massa sulla terra. Con un sofisticato
modello matematico è stato dimostrato che tutte le stelle si formano
assieme ad altre sorelle, un processo che ha coinvolto anche il
nostro Sole. La scoperta getta nuova luce sull’esistenza di
Nemesis, il gemello del Sole che potrebbe essere responsabile delle
estinzioni di massa sulla Terra. Una stella mancata, una nana bruna che
forma un piccolo sistema planetario. Possiamo chiamarla Nemesis o
Nibiru (secondo alcune teorie Nibiru è un pianeta di questa nana
bruna, o è la nana bruna stessa) e ciclicamente torna per perturbare
le orbite dei pianeti e scagliare, come un flipper impazzito, le
comete della nube di Oort nel sistema solare interno. Questa teoria
spiega le estinzioni di massa cicliche che il nostro pianeta ha
subito nelle ere e si accorda perfettamente con tutti i miti e le
profezie di un secondo sole di cui abbiamo ampiamente trattato.
Il Sole ha un gemello ‘cattivo’ e
pericoloso: Nemesis torna ogni 27 milioni di anni
Ricercatori dell’Università della
California (Berkeley) e dell’Università di Harvard hanno
dimostrato con un modello matematico che tutte le stelle nascerebbero
in sistemi binari o multipli, di conseguenza anche il nostro Sole
dovrebbe aver avuto il suo gemello. Gli studiosi, coordinati dal
fisico teorico Steven Stahler e dalla radioastronoma Sarah Sadavoy,
che segue Hubble per conto della NASA presso il prestigioso
Smithsonian Astrophysical Observatory, hanno in pratica rispolverato
la teoria di Nemesis, il gemello ‘cattivo’ del Sole che
ciclicamente – ogni 27 milioni di anni – si ripresenterebbe ai
margini del Sistema solare.
La stella viene chiamata in questo
modo poco lusinghiero poiché, in base ad alcuni studi, molti dei
quali condotti verso la fine degli anni ’80, a causa della forza
gravitazionale si porterebbe dietro pericolose comete in grado di
bersagliare i pianeti del Sistema solare, compresa la nostra Terra.
Benché non vi siano evidenze dirette, Nemesis sarebbe responsabile
delle estinzioni di massa osservate sul nostro pianeta, che si
presentano con un inquietante ciclo periodico. I dinosauri e altri gruppi di animali, 64 milioni di anni fa, nel tardo Cretaceo,
sarebbero estinti proprio a causa di un asteroide “trasportato”
da Nemesi.
Nemesis a tre giorni luce da noi
Ma torniamo allo studio che ha ridato
linfa vitale a questa suggestiva teoria. Gli studiosi hanno
determinato la nascita non solitaria delle stelle grazie allo studio
della nube molecolare di Perseo, considerata una vera e propria culla
per stelle in formazione. Attraverso la missione VANDAM sono state
censite diverse giovani stelle di classe 0 (con meno di 500mila anni)
e quelle di classe 1 (con meno di un milione di anni) all’interno
della nube, che si trova a 600 anni luce da noi. Combinando questi
dati con altre osservazioni, i ricercatori hanno individuato 45
stelle solitarie, 19 sistemi binari e 5 sistemi multipli.
Dall’analisi delle distanze, delle posizioni e della distribuzione
delle stelle, attraverso un modello matematico, Sadavoy e colleghi
sono giunti alla conclusione che esse sono nate tutte da sistemi
binari o multipli. “Le stelle di tipo solare non sono
primordiali – ha sottolineato il professor Stahler – ma sono il
risultato della rottura dei sistemi binari”. In base alle stime,
attualmente il gemello del Sole dovrebbe trovarsi a una distanza di
tre giorni luce, ovvero circa 500UA (unità astronomiche, la distanza
tra Terra e Sole), nascosto da qualche parte nel cuore della Via
Lattea.
Sebbene venga definito gemello,
Nemesis potrebbe essere una debole nana bruna, ridotto in questa
situazione proprio dal Sole che, durante le fasi di accrescimento, gli
avrebbe strappato la maggior parte di polveri e gas. Le prove della
sua esistenza, come specificato, non sono mai state trovare, tuttavia
alcuni pensano che possano essere lette nella curiosa orbita del
pianeta nano Senda, influenzata dalla forza gravitazionale di un
misterioso oggetto celeste. I dettagli della ricerca sono stati
divulgati su arXiv.org e sono in attesa di pubblicazione
sull’autorevole rivista scientifica Monthly Notices of the Royal
Astronomical Society.
https://youtu.be/2YMtQO1cPwQ
RispondiEliminahttps://youtu.be/JMF7SGmI69s
RispondiElimina