Nella partita a scacchi dell’immigrazione, sulla scacchiera di
recente si è mosso un pezzo da novanta, Tito Boeri, il cassiere
degli italiani che, stando vicino alle casse del denaro, ovvero al re
e alla regina, potrebbe essere paragonato all’alfiere, riverito e
temuto. Con un balzo inaspettato attraverso la scacchiera, Boeri è
venuto allo scoperto, si è visto da che parte sta, non propriamente
da quella dei cittadini, e l’ha sparata grossa. Ha detto una cosa
che già Librandi, cervello da gallina, andava propagandando in
televisione: i migranti che lavorano ci pagheranno al pensione. Ve
l’immaginate il cingalese con il negozietto di frutta e verdura,
venuto a sostituire quello del pizzicagnolo italiano, che
contribuisce alle pensioni dei nostri vecchi? Io non vado mai a fare
la spesa dai commercianti stranieri, ma siamo sicuri che rilascino lo
scontrino? Ho qualche dubbio! E poi, cos’è quella storia che, dopo
dieci anni di residenza in Italia, lo straniero può far venire i
genitori anziani che si fanno dare la pensione e tornano a godersela
in patria? Davvero capitano cose assurde di questo genere? Temo di
sì. In un paese come l’Italia, parassitato dal Vaticano, mi
aspetto questo ed altro. “E io pago!”, si lamentava Totò in un
suo famoso film.
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