Fonte: Il Fatto quotidiano
Anche in Repubblica
Ceca ce
l’hanno fatta: il 21
luglio il
Senato ha votato il divieto di allevamento
di animali da pelliccia a
partire dal 2019.
La Camera aveva votato favorevolmente già a maggio, ascoltando le
richieste fatte da tantissimi cittadini tramite una petizione, che ha
avuto forza anche grazie alle terribili immagini filmate
dall’associazione OBRAZ negli allevamenti di volpi e visoni del
paese.
Nelle riprese effettuate dagli attivisti si vedono volpi
uccise con scariche elettriche e poi appese per essere
scuoiate. Scene
di violenza e di dolore,
attività portate avanti in luoghi sporchi e capanni malmessi. Scene
simili a quelle riprese in allevamenti della Polonia o Finlandia.
Qualcosa che sembra portarci nel passato, che sa di degrado. Eppure è
qui che nascono prodotti di gran lusso. E quando anche nascono in luoghi
più moderni provengono dalle camere
a gas. Quelle
stesse ancora attive negli allevamenti italiani, dove annualmente con
l’arrivo dell’inverno si conclude il ciclo vitale dei visoni e
almeno 180.000 finiscono
la loro breve vita soffocati in questo modo terribile. “Se solo la gente potesse
vedere”, pensa chiunque abbia preso coscienza della crudeltà
inutile delle pellicce. E così in tutta Europa associazioni hanno
iniziato a far vedere davvero: attivisti si sono introdotti negli
allevamenti, hanno piazzato telecamere,
alcuni si sono infiltrati. In questo modo
in Olanda, Danimarca, Belgio, Svezia, Norvegia, Germania, Finlandia, Polonia, Spagna, Francia, Lettonia, Estonia sono
state documentate condizioni terribili per gli animali. Milioni di
persone attraverso i Tg hanno potuto vedere visoni e volpi in
minuscole gabbie, impazziti dalla prigionia, feriti, malati,
mutilati, morti nelle gabbie, maltrattati, uccisi in camere a gas o
scuoiati. Situazioni
del tutto simili a quelle che abbiamo documentato anche noi qui in
Italia.
Perché questa è l’industria
della pelliccia,
che in Europa ancora oggi uccide più
di 40 milioni di animali ogni
anno. Ma le cose stanno cambiando. Anche grazie alle immagini e
una diffusa presa di coscienza sempre più paesi stanno approvando
leggi che vietano questa pratica, ormai considerata obsoleta dalla
maggioranza degli europei. La Repubblica Ceca infatti non
è sola. Già
Olanda, Austria, Regno Unito, Croazia, Serbia, Slovenia, Macedonia e
Bosnia hanno vietato gli
allevamenti per fare pellicce. Recentemente anche la Germania si
è unita, imponendo la chiusura agli ultimi allevamenti.
Il Belgio invece
ha già posto un divieto in due delle tre regioni del paese, con la
terza che lo ha promesso entro breve.
Un’altra buona notizia è la
recente introduzione del cane
procione tra le
specie invasive per cui è imposto un divieto di allevamento e
commercializzazione in tutta Europa. Il cane procione è una delle
quattro specie allevate nell’Ue per la pelliccia, con un
totale di 160.000 animali
uccisi ogni anno. Adesso ne rimarranno tre.
E l’Italia? Il
nostro paese, pur avendo una
produzione molto bassa rispetto
ad altri (l’intero settore conta poco più di 20 allevamenti a
conduzione familiare), ha scelto di rimanere un fanalino di
coda. Nonostante
l’86% degli italiani si dichiari contrario a questa pratica,
nonostante anche da noi le scene riprese negli allevamenti
siano tutt’altro
che piacevoli da vedere,
nonostante tre diverse proposte di legge firmate da esponenti di
tutte le aree politiche e centinaia
di migliaia di firme in
loro appoggio. Eppure il futuro è chiaro e altri
paesi lo stanno già indicando. E prima o poi anche qui i politici
che si ostinano a non considerare importanti questi argomenti
dovranno farci i conti.
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