martedì 25 luglio 2017

Paragoni improponibili


Il buffone fiorentino, insieme agli altri suoi compagni di merende, vuole farci credere che i nostri avi costretti ad emigrare siano equiparabili ai migranti africani di oggi. Dimentica, il meschinello, che i nostri avi andavano dove c’era lavoro, mentre i giovanotti di colore vengono in Italia dove lavoro non c’è. I nostri nonni, se escludiamo i mafiosi trasferitisi negli USA, si sono fatti rispettare lavorando, sulla base del principio che il lavoro nobilita l’uomo. I giovanotti africani che bighellonano per le strade italiane si stanno facendo odiare per la molestia che procurano e l’unica attenuante che riesco a trovare nei loro confronti è che anch’essi sono stati ingannati. Qualcuno gli ha detto che in Italia avrebbero avuto un futuro radioso, ma senza la possibilità di offrire la loro forza lavoro, a qualcuno che la richieda, non c’è nessun futuro, se non quello del parassitismo e della delinquenza. Come si esce da questo inghippo? In un unico modo: il rimpatrio. Ma prima andrebbe chiuso il rubinetto, prima di mettersi ad asciugare per terra tutta l’acqua sparsa sul pavimento. Se non si chiuderà il rubinetto, moriremo affogati in casa nostra.


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