sabato 15 luglio 2017

L'arte della cialtroneria


Testo di Dario Dabizzi


Ma veramente a nessuno pare vergognosa la frase "Aiutiamoli a casa loro"? Cioè, proprio il messaggio sottostante: non vi pare simile nei risultati all'odiosissima parola "tolleranza", che identifica una sorta di sopportazione del diverso, parola giustamente accantonata (ma mai completamente) in favore di "integrazione"? Solo io trovo "Aiutiamoli a casa loro" una roba offensiva, ponziopilatesca, ipocrita e deresponsabilizzante, per continuare a fare come si è sempre fatto? Cioè mandare qualche aiuto di Stato, costruire una scuola e un pozzo nel nulla, con tanto di cerimonia con tricolore e ambasciatore che alza il culo malvolentieri per presenziare (scuola e pozzo che peraltro verranno bombardati dalla prima milizia ribelle o filogovernativa). Perché questo è "Aiutiamoli a casa loro". 

Come potremmo mai permetterci di aiutare tutta questa gente "a casa loro"? E' impossibile, anche economicamente. E' una bella frase che bella manco è, a pensarci già solo cinque secondi.  "Aiutiamoli a casa loro" è "Oh, io l'SMS di solidarietà l'ho mandato, cazzo volete ancora?". Diciamocelo con l'onestà intellettuale che ci manca (perché ci ripugna vederci come siamo): "Aiutiamoli a casa loro" significa "Tieni Bodongo o come cazzo ti chiami, cinquanta centesimi e levati dalle palle". "Aiutiamoli a casa loro" è un "Qua non vi vogliamo!", detto non come lo direbbe il buttafuori analfabeta all'entrata della disco, ma come lo direbbe un elegante maggiordomo al rappresentante del Folletto. Che sempre un calcio in culo è, ma vuoi mettere?

Non mi state a fare pipponi sul "E allora? Dobbiamo accogliere tutti?", non voglio soffrire di invidia per il mio non riuscire a raggiungere le vostre vette siderali nell'arte di non capire mai un cazzo di quel che leggete quando mancano le figure. Qua il problema è troppo, troppo più grosso di uno slogan odioso già di suo. Semplificare è un arte e l'arte presuppone studio, lavoro, impegno e risultati incerti. Altrimenti semplificare diventa arte sì, ma della cialtroneria. E oggi c'è l'imbarazzo della scelta, nel panorama politico italiano, per praticare tale arte.

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