Testo di Andrea Sperelli
Lo scrissi tempo fa: un conto è riempire di profughi Cagliari; le città, si sa, sono il luogo dell'affermazione dell'individualismo, del "finché non mi nuoce personalmente non m'importa"; dell'atteggiamento qualunquista tipico del postmoderno; del "fino a che non mi trovo con la merda alla bocca va tutto bene", per dirla in slang. Ma i piccoli centri sardi, dove i legami comunitari sono ancora forti e in qualche maniera sopravvivono alla disgregazione dei vincoli di sangue, là il discorso si fa diverso. L'inassimilabile non si tollera, ma si respinge; il pericolo si fiuta preventivamente e non ad incendio divampato. L'imposizione burocratica è soggetta a processo popolare e non subita passivamente: è la comunità che vince contro lo Stato.
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