martedì 25 luglio 2017

Chiedere il rispetto delle regole non è razzismo


Due fantasmi si aggirano per l’Europa: il fanatismo islamico e la prepotenza negroide. Il primo viene ad incunearsi in un contesto sociale laico e moralmente degradato e lo fa volendo imporre rigide, e per noi assurde, norme teocratiche. La seconda, la prepotenza dei negri, viene ad incunearsi in un contesto sociale senile e remissivo e lo fa con tutta la forza del suo vigore fisico e testosteronico. In questo caso, quando bianchi e neri entrano in contatto, c’è anche un pizzico di pregiudizio in entrambe le parti, più da parte dei neri che da parte dei bianchi, a dire il vero, giacché la storia africana che ha caratterizzato gli ultimi secoli è improntata al razzismo, con i bianchi caucasici che si reputavano superiori alle popolazioni negroidi. Questo i migranti lo sanno, e ne soffrono. In realtà, le cose il più delle volte non stanno così. Il bianco esige dal negro solo il rispetto delle regole, niente di più, niente di meno. Se una certa zona è interdetta al traffico veicolare, lo è per tutti, bianchi e neri. Non c’è razzismo in questo e se il migrante viene allontanato e si arrabbia, lo fa solo per la sua ingenuità intrinseca. Non bisogna vedere a tutti i costi il razzismo, ovunque. Io non mi sognerei mai di dare del razzista a un vigile urbano. Magari qualche altro epiteto, ma razzista no.

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