mercoledì 26 luglio 2017

I sauditi sono cripto-ebrei




Vi siete mai domandati perché il salafimso e lo stesso Alqaeda non hanno dato, mai e poi mai, vera importanza al più grande problema per i tutti musulmani del mondo, sia che essi siano Sunniti o Sciiti, vale a dire alla Palestina e ai palestinesi, traditi da sempre da una parte precisa del mondo islamico; dai Wahabiti, i quali fanno tutti capo  alla famiglia reale saudita? Con miliardi e miliardi di dollari e euro depositati nelle banche degli ebrei o sprecate a comprare armi dall'occidente, armi che non sanno nemmeno usare e perciò hanno bisogno della presenza dei militari, in particolare degli americani, per garantirsi una difesa, avrebbero potuto mettere i palestinesi alla pari degli israeliani almeno dal punto di vista logistico, dell'appoggio politico e fornitura di armi, ma non lo hanno mai fatto anzi, la Casa Reale Saudita è stata l'appoggio a tutti i governanti corrotti arabi amici di Israele e dell'America. Volete sapere perché ?


Dal blog Amnotyours, di Erminia Scaglione:

Secondo quanto riferito, i monarchi sauditi e la loro religione wahabita hanno origini ebraiche. Wayne Madsen ha scritto sulle connessioni ebraiche all’Arabia Saudita. (Mi pare di capire, e desidero continuare - i ‘DONMEH’ (i CRYPTO ebrei): Le connessioni della casa Reale Saudita )

Secondo Madsen:
L’Impero turco ottomano, che comprendeva parti chiave dell’Arabia Saudita, aveva un sacco di cripto-ebrei (ebrei che fingevano di essere musulmani) questi cripto-ebrei (chiamati anche Donmeh) hanno collegamenti con la famiglia reale saudita e la religione Saudita. I Sauditi seguono la forma wahhabita dell’Islam. Secondo quanto riferito, il fondatore della setta wahhabita Saudita dell’Islam, Muhammad ibn Abdul Wahhab, era un cripto-ebreo. Una relazione dell’intelligence irachena, datata 2002 e pubblicata nel 2008 dalla US Defense Intelligence Agency, punta sulle radici ebraiche dei Wahhabis.



Il rapporto utilizza le memorie di un tal sig. Hempher, una spia britannica che sosteneva di essere un azzero. Nella metà del XVIII secolo, Hempher prese contatto con Wahhab al fine di istituire la setta wahabita. Secondo quanto riferito, lo scopo della setta wahabita era di portare una grande rivolta araba contro gli Ottomani e spianare la strada per uno stato ebraico in Palestina. Le memorie di Hempher sono raccontate dallo scrittore ottomano Ayyub Sabri Pasha nella sua ricerca storica del 1888, “Inizio e diffusione del Wahhabismo”. Nel suo libro "Gli ebrei Dunmeh", Mustafa Turan scrive che il nonno di quel Wahhab, Tjen Sulayman, era in realtà Tjen Shulman, un membro della comunità ebraica di Bassora, in Iraq. Nel suo libro, “Gli ebrei Dunmeh e l’origine del Wahhabismo in Arabia Saudita”, Rifat Salim Kabar rivela che Shulman si stabilì in quella che oggi è l’Arabia Saudita, dove  suo nipote, Muhammad Wahhab, fondò la setta wahabita dell’Islam.



Il rapporto dell’intelligence irachena dichiara che Shulman era stato bandito da Damasco, dal Cairo e dalla Mecca per sua ciarlataneria. Il libro di Abdul Wahhab Ibrahim al-Shammari, “Il Movimento Wahhabita: La Verità e le Radici”, stabilisce che Re Abdul Aziz Ibn Saud, il primo monarca saudito, discendeva da Mordechai bin Ibrahim bin Moishe, un mercante ebreo di Bassora. Secondo il libro, Moishe cambiò il suo nome e  accasò facendolo sposare suo figlio con una donna da una tribù Saudita. Il rapporto dell’intelligence irachena rivela che il ricercatore Mohammad Sakher è stato oggetto di un omicidio mirato saudita che lo ha eliminato per il suo esame sulle radici ebraiche dei Sauds. Nel libro di Nasir ha detto, ‘La storia della famiglia Saud’, si è sostenuto che nel 1943, l’ambasciatore Saudita in Egitto, Abdullah bin Ibrahim al Muffadal, pagò Muhammad al Tamami per forgiare un albero genealogico, mostrando che i Sauds ed i Wahhabs erano una famiglia che discende direttamente dal profeta Maometto. All’inizio della prima guerra mondiale, un ufficiale britannico ebraico, David Shakespeare, si incontrò con Ibn Saud, che divenne il primo monarca saudita.



Shakespeare più tardi fu al comando di un esercito saudita che sconfisse una tribù che si opponeva a Ibn Saud. Nel 1915, Ibn Saud incontrò l’inviato britannico nella regione del Golfo, Bracey Cocas. Cocas fece la seguente offerta al Ibn Saud: “Credo che questa sia una garanzia per la vostra resistenza al potere, così come è nell’interesse della Gran Bretagna che gli ebrei abbiano una patria ed un'esistenza, e gli interessi della Gran Bretagna sono, in tutti i sensi, nel vostro interesse”. Ibn Saud rispose: “Sì, se il mio riconoscimento significa tanto per voi, riconoscono mille volte la concessione di una patria per gli ebrei in Palestina o diversa dalla Palestina.” Due anni più tardi, il Segretario degli Esteri Inglese Lord Balfour, in una lettera al barone Walter Rothschild, un leader dei sionisti britannici, dichiarò: “Il governo di sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di una sede nazionale per il popolo ebraico…” La trattativa di istituire Israele ha avuto l’appoggio del leader turco Kemal Ataturk, che è stato riferito anche lui come un cripto-ebreo. Nel 1932, i britannici misero Ibn Saud al potere come re dell’Arabia Saudita. I Sauds fecero del wahhabismo la religione di stato dell’Arabia Saudita.

Nessun commento:

Posta un commento