I traditori di per sé subiscono una metanoia, cioè una
metamorfosi interiore perché passano da un iniziale stato di
amicizia a uno di inimicizia nei confronti di chi tradiscono. Prima
sono collaborativi e sodali, poi passano dalla parte del nemico,
mettendo nei guai l’ex amico. Il primo traditore di cui parlerò è
archetipico, non essendo mai fisicamente esistito. E’ passato alla
storia con il nome di Giuda Iscariota ed è sicuramente il traditore
più famoso nel mondo occidentale. Il secondo è esistito nel mondo
reale, ha seguito le stesse orme dell’archetipo, anche se con
motivazioni più prosaiche, e si chiama Gaspare Pisciotta. Il terzo
non è un individuo singolo, ma collettivo, esiste da molto tempo, ma
si è comportato da traditore a partire da una data precisa, l’otto
settembre del 1943 ed è il popolo italiano.
Giuda, che ha dato il nome a un albero dai rami contorti a
simboleggiare il travaglio che lo ha portato a tradire, secondo la
leggenda pensava di agire per il bene del suo Maestro e si fidava
delle autorità che invece, per il Maestro, avevano altri progetti.
Il compenso che gli fu dato, i famosi trenta denari, è secondario
nella storia del suo tradimento, ma è diventato anch’esso un
archetipo: la mercede insanguinata del traditore. Anche se ha
compiuto un’azione disdicevole, a Giuda non era sconosciuto il
senso morale che gli permetteva di distinguere il bene dal male, era
dotato di libero arbitrio e il fatto che abbia deciso di togliersi la
vita impiccandosi dimostra che aveva una coscienza. Capì di aver
compiuto un’azione sbagliata, ma gli gnostici, in seguito,
arrivarono a rivalutarlo per il semplice motivo che se non ci fosse
stato lui con il suo tradimento, non si potevano adempiere le
profezie relative al suo Maestro, né l’umanità si sarebbe potuta
salvare se non ci fosse stato il sacrificio del salvatore. Si arriva
così al paradosso che una figura determinante e, per gli gnostici,
positiva, è andata incontro alla “damnatio memoriae”, mentre non
faceva altro che interpretare il ruolo previsto per lui nientemeno
che dal Padreterno. C’è, in questo, qualcosa che non va. La nostra
logica stride perplessa e quello di Giuda, alla fin dei conti, non
può essere considerato un vero tradimento, se non a una prima
lettura superficiale.
Gaspare Pisciotta, nel secondo dopoguerra, fu uno stretto
collaboratore di Salvatore Giuliano. Dopo una guerra in cui persero
la vita un centinaio tra soldati e carabinieri, Pisciotta fu convinto
da un emissario della Mafia a tradire il suo capo, che non si era
prefisso di salvare il mondo ma, in un primo tempo, di rendere la
Sicilia indipendente dall’Italia. Se Gesù era, nel romanzo che lo
descrive, un rivoluzionario senza fucile, Salvatore Giuliano fu un
rivoluzionario con il medesimo, almeno finché combatté per l’ideale
della liberazione della sua terra dal giogo dello stato italiano. Se
nei primi anni Cinquanta ci fu il tradimento di Gaspare Pisciotta, che uccise
Giuliano in collaborazione con i carabinieri, ci fu anche il
tradimento occulto di coloro che prima si servirono di lui e poi lo
scaricarono, cominciando da quel momento a chiamarlo con
l’appellativo di “Bandito Giuliano”. Nel film di Francesco Rosi, durante il processo a carico dei “picciotti” sopravvissuti
alla morte del loro capo, Pisciotta parlò di un certo
“avvocaticchio”, ma non volle fare il suo nome. Poiché il
giudice lo condannò all’ergastolo, mentre lui si aspettava di
essere assolto, promise che durante il successivo processo avrebbe
rivelato il nome dell’avvocato, firmando così la sua condanna
a morte. Anche Gaspare fu dunque tradito da quella parte delle
istituzioni che gli avevano promesso la libertà in cambio del
tradimento nei confronti di Giuliano. Ci furono quindi tradimenti
incrociati, che posero fine alla storia, nel 1954, con il caffè alla stricnina che
Gaspare Pisciotta bevve in carcere. Qualcuno, forse una guardia o un
altro detenuto, gli mise il veleno nel caffè del mattino, come
qualche anno dopo sarebbe successo a Michele Sindona. L’Italia
rinascimentale di Alessandro e Lucrezia Borgia si spinse fino al XX
secolo e probabilmente non è ancora passata di moda.
Il governo italiano, dopo aver firmato il Patto d’Acciaio con
Hitler, vide che gli americani avevano avuto via libera, dalla Mafia,
per l’invasione della Sicilia e stavano risalendo lo Stivale. Il re
fuggì, Mussolini fu arrestato e da quel momento gli ex alleati
divennero nemici. L’esercito italiano allo sbando, lasciato senza
ordini, ebbe molti morti per mano degli ex alleati tedeschi. A Cefalonia e a Corfù i tedeschi si presero la loro vendetta,
ammazzando molti soldati italiani, anche dopo che si erano arresi.
Dopo 74 anni dal tradimento di Cassibile, la vendetta tedesca non si
è ancora spenta e si manifesta principalmente a livello economico.
Dai tempi della strage di Teutoburgo, ai tedeschi noi italiani non
siamo mai stati eccessivamente simpatici, anche se Berlusconi a
Trieste faceva lo scemo giocherellando con Angela sionista Merkel.
Almeno, l’amicizia tra il Duce e il Fuhrer era sincera, mentre lo
sguardo di compatimento, con relativo risolino, tra Sarkozì sionista
e Merkel sionista, quando si venne a parlare di Berlusconi, ce lo
ricordiamo tutti e ce lo ricorderemo per un pezzo. E questo, non
perché Berlusconi ci sia particolarmente simpatico, ma perché in
quel momento rappresentava l’Italia. Anche la P38 sul piatto di
spaghetti, apparsa sulla copertina di Spiegel nel 1997 ce la
ricordiamo e se è vero che in Italia esiste la criminalità, se è
vero che nel settembre del ‘43 siamo stati dei voltagabbana, non
per questo l’euro pseudo-marco deve essere usato per affossare
l’euro pseudo-lira, come sta tragicamente accadendo con le nostre
fabbriche costrette a chiudere e i nostri imprenditori ad impiccarsi.
E’ vero che il tempo è galantuomo e che il popolo tedesco ha
dimenticato il tradimento degli italiani durante la seconda guerra
mondiale, ma la memoria degli ebrei è lunga come quella proverbiale
degli elefanti. Gli ebrei non solo stanno dietro le banche e l’alta
finanza, ma anche dietro la creazione dell’Unione Europea, che
nessuno in Europa si era mai sognato di realizzare. Solo un gruppetto
di massoni, per lo più ebrei, ha voluto questo mostro divora
economie. Posso azzardare pertanto che se è storicamente vero che
l’Italia ha tradito la Germania, a prendersi la vendetta per tale
tradimento sono i sionisti, veri padroni del mondo su mandato del
loro Dio alieno.
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