giovedì 20 luglio 2017

Tre traditori


I traditori di per sé subiscono una metanoia, cioè una metamorfosi interiore perché passano da un iniziale stato di amicizia a uno di inimicizia nei confronti di chi tradiscono. Prima sono collaborativi e sodali, poi passano dalla parte del nemico, mettendo nei guai l’ex amico. Il primo traditore di cui parlerò è archetipico, non essendo mai fisicamente esistito. E’ passato alla storia con il nome di Giuda Iscariota ed è sicuramente il traditore più famoso nel mondo occidentale. Il secondo è esistito nel mondo reale, ha seguito le stesse orme dell’archetipo, anche se con motivazioni più prosaiche, e si chiama Gaspare Pisciotta. Il terzo non è un individuo singolo, ma collettivo, esiste da molto tempo, ma si è comportato da traditore a partire da una data precisa, l’otto settembre del 1943 ed è il popolo italiano.



Giuda, che ha dato il nome a un albero dai rami contorti a simboleggiare il travaglio che lo ha portato a tradire, secondo la leggenda pensava di agire per il bene del suo Maestro e si fidava delle autorità che invece, per il Maestro, avevano altri progetti. Il compenso che gli fu dato, i famosi trenta denari, è secondario nella storia del suo tradimento, ma è diventato anch’esso un archetipo: la mercede insanguinata del traditore. Anche se ha compiuto un’azione disdicevole, a Giuda non era sconosciuto il senso morale che gli permetteva di distinguere il bene dal male, era dotato di libero arbitrio e il fatto che abbia deciso di togliersi la vita impiccandosi dimostra che aveva una coscienza. Capì di aver compiuto un’azione sbagliata, ma gli gnostici, in seguito, arrivarono a rivalutarlo per il semplice motivo che se non ci fosse stato lui con il suo tradimento, non si potevano adempiere le profezie relative al suo Maestro, né l’umanità si sarebbe potuta salvare se non ci fosse stato il sacrificio del salvatore. Si arriva così al paradosso che una figura determinante e, per gli gnostici, positiva, è andata incontro alla “damnatio memoriae”, mentre non faceva altro che interpretare il ruolo previsto per lui nientemeno che dal Padreterno. C’è, in questo, qualcosa che non va. La nostra logica stride perplessa e quello di Giuda, alla fin dei conti, non può essere considerato un vero tradimento, se non a una prima lettura superficiale.

Gaspare Pisciotta, nel secondo dopoguerra, fu uno stretto collaboratore di Salvatore Giuliano. Dopo una guerra in cui persero la vita un centinaio tra soldati e carabinieri, Pisciotta fu convinto da un emissario della Mafia a tradire il suo capo, che non si era prefisso di salvare il mondo ma, in un primo tempo, di rendere la Sicilia indipendente dall’Italia. Se Gesù era, nel romanzo che lo descrive, un rivoluzionario senza fucile, Salvatore Giuliano fu un rivoluzionario con il medesimo, almeno finché combatté per l’ideale della liberazione della sua terra dal giogo dello stato italiano. Se nei primi anni Cinquanta ci fu il tradimento di Gaspare Pisciotta, che uccise Giuliano in collaborazione con i carabinieri, ci fu anche il tradimento occulto di coloro che prima si servirono di lui e poi lo scaricarono, cominciando da quel momento a chiamarlo con l’appellativo di “Bandito Giuliano”. Nel film di Francesco Rosi, durante il processo a carico dei “picciotti” sopravvissuti alla morte del loro capo, Pisciotta parlò di un certo “avvocaticchio”, ma non volle fare il suo nome. Poiché il giudice lo condannò all’ergastolo, mentre lui si aspettava di essere assolto, promise che durante il successivo processo avrebbe rivelato il nome dell’avvocato, firmando così la sua condanna a morte. Anche Gaspare fu dunque tradito da quella parte delle istituzioni che gli avevano promesso la libertà in cambio del tradimento nei confronti di Giuliano. Ci furono quindi tradimenti incrociati, che posero fine alla storia, nel 1954, con il caffè alla stricnina che Gaspare Pisciotta bevve in carcere. Qualcuno, forse una guardia o un altro detenuto, gli mise il veleno nel caffè del mattino, come qualche anno dopo sarebbe successo a Michele Sindona. L’Italia rinascimentale di Alessandro e Lucrezia Borgia si spinse fino al XX secolo e probabilmente non è ancora passata di moda.

Il governo italiano, dopo aver firmato il Patto d’Acciaio con Hitler, vide che gli americani avevano avuto via libera, dalla Mafia, per l’invasione della Sicilia e stavano risalendo lo Stivale. Il re fuggì, Mussolini fu arrestato e da quel momento gli ex alleati divennero nemici. L’esercito italiano allo sbando, lasciato senza ordini, ebbe molti morti per mano degli ex alleati tedeschi. A Cefalonia e a Corfù i tedeschi si presero la loro vendetta, ammazzando molti soldati italiani, anche dopo che si erano arresi. Dopo 74 anni dal tradimento di Cassibile, la vendetta tedesca non si è ancora spenta e si manifesta principalmente a livello economico. Dai tempi della strage di Teutoburgo, ai tedeschi noi italiani non siamo mai stati eccessivamente simpatici, anche se Berlusconi a Trieste faceva lo scemo giocherellando con Angela sionista Merkel. 

Almeno, l’amicizia tra il Duce e il Fuhrer era sincera, mentre lo sguardo di compatimento, con relativo risolino, tra Sarkozì sionista e Merkel sionista, quando si venne a parlare di Berlusconi, ce lo ricordiamo tutti e ce lo ricorderemo per un pezzo. E questo, non perché Berlusconi ci sia particolarmente simpatico, ma perché in quel momento rappresentava l’Italia. Anche la P38 sul piatto di spaghetti, apparsa sulla copertina di Spiegel nel 1997 ce la ricordiamo e se è vero che in Italia esiste la criminalità, se è vero che nel settembre del ‘43 siamo stati dei voltagabbana, non per questo l’euro pseudo-marco deve essere usato per affossare l’euro pseudo-lira, come sta tragicamente accadendo con le nostre fabbriche costrette a chiudere e i nostri imprenditori ad impiccarsi. E’ vero che il tempo è galantuomo e che il popolo tedesco ha dimenticato il tradimento degli italiani durante la seconda guerra mondiale, ma la memoria degli ebrei è lunga come quella proverbiale degli elefanti. Gli ebrei non solo stanno dietro le banche e l’alta finanza, ma anche dietro la creazione dell’Unione Europea, che nessuno in Europa si era mai sognato di realizzare. Solo un gruppetto di massoni, per lo più ebrei, ha voluto questo mostro divora economie. Posso azzardare pertanto che se è storicamente vero che l’Italia ha tradito la Germania, a prendersi la vendetta per tale tradimento sono i sionisti, veri padroni del mondo su mandato del loro Dio alieno.

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