lunedì 31 luglio 2017

Mugugnano, mugugnano, ma poi s'abituano


Fonte: Il Secolo XIX

Genova - Partito dall’ospedale Galliera e arrivato sino al Parlamento, passando prima per la Regione Liguria, il caso dei microchip inseriti nelle divise del personale sanitario ligure ha scatenato un ampio dibattito online. Arrivando a prendere pieghe impensabili. Soprattutto una, che si è sviluppata poco dopo le 15 di domenica sulla pagina su Facebook del governatore ligure Giovanni Toti, che ha ovviamente voluto dire la sua sulla questione, dando vita alla prevedibile discussione fra favorevoli e contrari. Prevedibile sino a quando qualcuno scatena il “panico”: «Non è così! Il microchip contiene una scheda Rdif, che letto con un dispositivo apposta si vedono 666, come dice Apocalisse di San Giovanni (scritto proprio così, ndr)». Insomma, l’installazione dei microchip non avrebbe a che fare con la necessità di controllare che i capi di vestiario non vadano perduti e nemmeno con la (smentita) intenzione di controllare gli spostamenti dei dipendenti. No: farebbe parte di un piano per «schiavizzarci» e «se lo accettiamo siamo con l’Anticristo».



E sì che sulla pagina del governatore Toti, che involontariamente ha scatenato questo dibattito etico-religioso, sono in molti quelli che provano a spiegare che questi microchip «sono passivi, non trasmettono nessun segnale, ma devono essere letti da uno strumento apposito» e che «sono poco più di un codice a barre», come del resto ha fatto Il Secolo XIX, scrivendo che «il paragone fra questi chip e un sistema Gps è improprio» perché «la tecnologia RFid è “passiva”, può essere letta da uno strumento dotato di antenna a radiofrequenza, ma non “mappata” al di fuori delle aree coperte dal segnale». Non serve: «Non è per individuare le divise, lo dicono perché ci considerano stupidi, il microchip contiene il marchio della Bestia, ora inizia la nostra fine. Se lo accettiamo siamo con l’Anticristo, se non lo accettiamo sarà dura perché saremo marginalizzati e considerati psichiatrici, ma non è così: dobbiamo seguire la Bibbia», è la replica di chi è convinto di quella che sembra “la madre di tutti i complotti”, rafforzato nelle sue idee dall’avere «parlato con tanti preti» che «non sono dei scemi, è gente che hanno studiato, sono intelligenti, hanno 2-3 università, dei master, spiegano benissimo le cose: sul microchip si nasconde la più grande dittatura del umanità (di nuovo: scritto così, ndr)».


Alcuni dei commenti sotto al post di Toti

Qualcuno degli “altri” (quelli che credono che davvero i microchip servano per non perdere le divise o, volendo proprio proprio esagerare, per controllare i dipendenti) prova a giocare la carta dell’ironia, scrivendo un classico «fa caldo, in effetti», ma basta una rapida ricerca su Google per capire che questa teoria, quella dei transponder usati per soggiogare l’umanità, fa parecchi proseliti. Ci sono siti in cui non meglio precisati “scienziati” denunciano la prossima «schiavitù digitale» e altri che addirittura raccontano di come «nel 1970 a Bruxelles, una circolare “top secret” della Cee diceva che si stava attuando un piano “segreto” per gli abitanti della Comunità Europea», che culminerebbe nell’istituzione di «una banca dati europea (evidentemente il resto del mondo è tagliato fuori da questo disegno, ndr)» con ogni persona identificata da un «“codice fiscale” collegato al conto bancario» e inserita in un gigantesco database contraddistinto dal numero 666 (il numero del Diavolo, nelle credenze popolari). Tutto condito con ampie citazioni della Bibbia, del libro dell’Apocalisse e così via.


La conclusione del ragionamento

Allo stesso modo, ci sono anche tantissimi siti che smontano queste teorie, come l’ottimo Butac, che al chip RFid (la sigla sta per radio-frequency identification, identificazione a radiofrequenza) ha dedicato parecchie pagine di “controinformazione ”. Che evidentemente non basta a quelli che credono che con questi chip «vogliono togliere la libertà al genere umano». Partendo dall’ospedale Galliera di Genova...

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