sabato 8 luglio 2017

Sinesio scrive ai figli di Teodosio


Vostro padre ha fatto male a concedere la cittadinanza romana ai goti. Ogni famiglia romana che si rispetti ha goti come propri servitori, perché fungere da cuochi, camerieri, manovali e giardinieri è nell’ordine naturale delle cose, per essi, ma vostro padre Teodosio, con un insensato atto di clemenza, ha nominato consoli e magistrati alcuni di loro. Di modo che, questi barbari che gli Dei ci hanno dato come nostri servitori, lasciano le pellicce e indossano la clamide e la toga, discutono con i nostri saggi di leggi e regolamenti e, una volta finita la discussione, tornano nelle loro spelonche, dismettono la clamide e la toga e tornano ad indossare le pellicce di pecora, ridendo tra loro e dicendo con disprezzo che con la tunica romana non riescono nemmeno a sguainare la spada. Falsi erano i loro capi nel 376, quando si accalcavano sul confine danubiano e mandavano avanti alcuni dei loro travestiti da vescovi e monaci, per ingannare le nostre truppe, falsi sono ora, mentre indossano le insegne della cittadinanza romana e pretendono di comandare perfino all’imperatore, ancorché nel loro intimo sono rimasti bellicosi pecorai dai capelli unti di grasso e puteolenti. Io, Sinesio vescovo di Cirene, per volontà di Dio e dell’imperatore, vi metto in guardia, o figli di Teodosio!


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