venerdì 7 luglio 2017

Nonni che si sacrificano per i nipoti


Fonte: Repubblica


La fonte dell'ultima raccapricciante notizia da un mondo che appare primordiale, è un funzionario dell'ufficio governativo di controllo delle riserve naturali indiane citato dal Times of IndiaKalim Athar. Sorpreso dalla frequenza degli ultimi casi di morte in Uttar Pradesh per un attacco delle tigri a ridosso della loro riserva protetta di Pilibhit, l’ufficiale ha svolto una ricerca e scoperto che le vittime avevano una cosa in comune: erano tutte poverissime e sopra i 55 anni, età di decadenza per chi da queste parti conduce una vita di stenti, deprivato da decenni degli antichi diritti sulle foreste. Con un sospetto in mente, Athar ha fatto scattare un'indagine sui dettagli degli incidenti, la posizione dei corpi, le testimonianze dei familiari, il luogo del ritrovamento, quasi sempre attorno al Parco di Mala. 

Secondo il suo rapporto inviato alle autorità competenti, quasi nessuno dei sei episodi mortali avvenuti qui da febbraio a oggi, una media più elevata che in passato, è stato casuale. Le tigri, a leggere tra le righe delle sue dichiarazioni alla stampa, sarebbero state solo le imparziali esecutrici di una sentenza stabilita altrove, nelle case miserabili dove i vecchi diventano un peso e pieni di acciacchi sono disposti ad aiutare i familiari anche a costo di abbandonare questo mondo lasciandosi sbranare dalla temuta creatura che si venera in molti templi induisti mentre gode di uno speciale status in tutta l'India.

Athar e altri funzionari hanno apertamente legato le ultime tragedie al consistente premio assicurativo in rupie, 500mila, pari a 6.700 euro, pagato ai congiunti di chi finisce tra gli artigli di una delle 12 tigri che vivono nelle riserve di Pilibhit, di recente ripopolate per preservare la specie. In assenza di ulteriori istruttorie, prima di criminalizzare un'intera popolazione per una pratica inaccettabile quasi a ogni latitudine, è necessario però spiegare meglio il contesto di una storia dove riecheggia il dramma e il misticismo della celebre novella di Amitav Gosh Il Paese delle maree sul rapporto di paura e attrazione tra uomini e tigri.

Come in altre regioni del grande Continente, anche nell'Uttar Pradesh le aree protette sono fonte di sopravvivenza per le antiche genti che le abitavano prima dei divieti, e molti sono consapevoli di rischiare la vita a raccogliere legna o radici non avendo alternative nei campi assegnati, spesso brulli per la siccità o per una delle tante malattie stagionali delle piante. Ma nel passato gli incidenti con gli animali erano rari, finché non c'è stato il picco tra maggio e giugno: prima Tara Chandra, guardiana forestale, poi i contadini Mihilal e Kevad Prasad, infine a luglio Nanki Devi, il cui corpo di 60enne fu ritrovato nei campi arati del villaggio di Maithy, dove viveva con i suoi.

Stando alle cronache, l'ipotesi di una possibile messinscena dei parenti di Devi è stata confermata da un altro funzionario forestale che ha raccontato i macabri particolari della sua ispezione. "Era evidente che il luogo del ritrovamento nei campi e quello dell’incidente con la tigre erano diversi – ha detto V. K. Singh – perché abbiamo trovato pezzi del vestito della donna altrove, con le tracce di un trattore che era andato avanti e indetro nella vicina foresta. In realtà Nanki è morta 1,5 km dentro la riserva e il suo corpo è stato poi trasferito".

Se non traspare l’orrore dietro la fredda ricostruzione è perché i funzionari indiani sono drammaticamente abituati a queste e altre conseguenze della indigenza estrema, e del desiderio di genitori e nonni di dare un migliore futuro a figli e nipoti, costruire una casa di cemento anziché di legno. Le compensazioni previste dalla legge sono molto elevate per gli standard di popolazioni che vivono con meno di un dollaro al giorno, ma un'apposita assicurazione governativa paga il premio alle famiglie solo se l'incidente è avvenuto fuori, e non dentro le riserve dove ognuno va a proprio rischio e pericolo.

Da qui l'inchiesta per stabilire dove le vittime avessero realmente incontrato la tigre, così da evitare alle assicurazioni di pagare una cifra che equivale per i beneficiari a più di una vita di lavoro. Fosse successo in un altro Paese, si procederebbe per il reato di istigazione al suicidio, ma con le premesse delle circostanze ambientali, l'istruttoria di Athar è passata al Wwcb (Wildlife Crime Control Bureau), che deve prima verificare se ci sia stato davvero un crimine premeditato.

I sospetti sembrano per ora contrastare con le ripetute denunce del passato di contadini che vivono costantemente nella paura di un attacco e hanno chiesto più volte di recintare la riserva attorno alla foresta protetta di Mala, dove si entra sicuri solo nei corridoi creati per i turisti avventurosi e durante i rituali condotti dagli asceti sadhu nel bosco sacro. Più volte le autorità statali erano dovute correre a placare le proteste, segno evidente che non tutti volevano farsi sbranare per un pugno di rupie, per quanto consistente.

Le rivelazioni sul caso delle tigri e gli abitanti di Pilibhit giunge a poche settimane da un’altra vicenda che ha fatto discutere l’India sulle contraddizioni portate da politiche di estremo protezionismo ai danni di popolazioni deprivate dei loro tradizionali mezzi di sussistenza. 

Le tribù Chenchu che vivono nelle aree protette tra Telangana e Andra Pradesh hanno di recente protestato per lo sbilanciamento dei mezzi spesi per le 64 tigri della loro riserva rispetto agli aiuti per i 64mila abitanti trasferiti forzatamente all’esterno. Nel settentrionale Uttar Pradesh è successo qualcosa di analogo. "I vecchi che sacrificano le loro vite – ha detto ai cronisti il contadino Jarnail Singh - pensano che senza le risorse della foresta questo è l'unico modo per far sfuggire le loro famiglie alla povertà". Vero o non vero, chiunque abbia preso la decisione di immolare un parente in questo modo terribile, spesso in accordo con la stessa vittima, non ha meno responsabilità di chi non ha saputo garantire loro una vita dignitosa. Quantomeno come quella delle tigri.



[N.d.R. Articolo segnalato da Francesco Spizzirri]

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