martedì 9 dicembre 2014

Il rodeo del re Erode



Hanno cominciato distribuendo gomma da masticare ai nostri bambini e preservativi agli adulti, mentre attorno fumavano ancora le macerie delle case da essi stessi bombardate per cacciare i tedeschi dal suolo patrio. Oggi hanno disseminato il nostro territorio di bombe atomiche e i nostri mari di rifiuti radioattivi e, come se non bastasse, c’impongono il loro stile di vita e la loro filosofia ipocrita, che li ha portati in anni recenti a fare ad afgani e iracheni ciò che settanta anni fa fecero a noi. Se il sei, il sette e l’otto dicembre scorsi si è tenuta la sesta edizione di Christmas country alla fiera di Pordenone è non solo perché a 17 Km a nord della città sorge la loro più famosa base militare atomica, Aviano, ma anche perché l’intero popolo italiano è di proprietà del governo USA, con tanto di documentazione depositata in qualche ufficio brevetti degli Stati Uniti e la nazione italiana è, inoltre, la loro più fedele e servizievole colonia d’oltre oceano. 


Forse sperano, distribuendo caramelle ai bimbi iracheni e afgani, di poter aprire i McDonald’s anche là e di organizzare rodei anche a Bagdad, in futuro, come in questi giorni l’hanno organizzato a Pordenone. La Coca Cola l’hanno già mandata avanti in avanscoperta da molti anni. E mica solo a Bagdad! Dovrebbe venire il sospetto, a questo punto, che a gestire la politica estera degli Stati Uniti in realtà siano le multinazionali, che per pudore si nascondono dietro un governo eletto democraticamente, ma anche da loro stesse lautamente finanziato. Se tanto mi dà tanto, anche i governi italiani che si sono succeduti a partire dal secondo dopoguerra sono stati sotterraneamente finanziati dal contribuente americano, per far vincere la democrazia cristiana loro vassalla, esattamente come la Russia finanziava i partiti comunisti d’opposizione, in un gioco di finte contrapposizioni ideologiche che tenevano saldamente disunito il popolo, portandolo a scontrarsi fazione contro fazione, clan contro clan, con tutto un corollario di pestaggi, morti e gambizzati. 

E nello stesso modo in cui i giovani italiani si scannavano reciprocamente in una specie di guerra civile dai colori diversi, rossi contro neri, approfittando dei primordiali istinti della tribù, così per organizzare il rodeo pordenonese si sono serviti di italiani appassionati di sport equestri, con la differenza che nelle corse di cavalli si ammira la potenza e la grazia dei movimenti del più nobile fra gli animali domestici, mentre nel Country di Natale ai cavalli si richiedono prestazioni che starebbero meglio sotto il tendone di un infame circo, detto, per l’appunto, equestre. I volteggi, l’andatura innaturale, le posture del collo dolorose, i morsi di ferro in bocca sono tutte coercizioni di cui i cavalli dei rodei farebbero volentieri a meno, ottenute con lunghi trattamenti a base di legnate. 

Per non parlare dei vitellini terrorizzati che il macho cavaliere insegue e getta a terra, legandogli le zampe nel minor tempo possibile, sotto l’occhio vigile dei giudici di gara. A me ricorda le gare di tiro alla quaglia, dove adulti immaturi sparano a un immobile bersaglio piumato, nascosto fra l’erba, anche lì sotto gli occhi dei giudici di gara. E siccome ad ammazzare una quaglia immobile son capaci tutti e non c’è niente da giudicare, i giudici valutano la perfezione dei movimenti del cane da punta, come probabilmente quelli dei rodei giudicano i movimenti dei cavalli da esibizione. Uomini, in entrambi i casi, incapaci di provare empatia, che percepiscono, inconsciamente, la bellezza del mondo animale, ma la fanno a pezzi come un bambino nevrotico fa a pezzi il giocattolo appena regalatogli.

Non so, non essendo entrato a vedere lo spettacolo, come invece ha fatto la giornalista del Messaggero Veneto Chiara Benotti, se nel programma del Chistmas Country erano previste anche le cavalcate di cavalli e tori non domati, ma ho la sensazione che non le abbiano fatte, poiché un toro selvaggio, con tutto il testosterone in dotazione, potrebbe costituire un pericolo per domatori e pubblico e noi italiani non possiamo assomigliare in tutto e per tutto ai nostri padroni yankee, presumo. A noi bastano – o basterebbero – i butteri della Maremma.

Di fatto, sia in entrata che in uscita, aspettando di unirmi agli amici animalisti davanti all’ingresso principale, ho visto famigliole con il tipico cappello da cow boy in testa e molti di loro anche con gli stivaletti pertinenti, con il tacco e la punta regolamentari. Gli mancavano solo gli speroni. Questi spettatori, venuti anche da fuori regione e incontrati poi, la sera, in stazione con i loro trolley, mi ricordano le ragazzine invidiosette che emulano la strafiga della classe, copiandone acconciatura e colore di capelli e abito. Italiani innamorati dell’America come Beppe Severgnini, ma con l’uomo Marlboro morto di cancro ai polmoni come icona devozionale. Eterni bambini italiani succubi mentali degli eterni bambini americani. Stivaletti e cappello da cow boy da usare una volta l’anno, a Pordenone, come l’abito da sposa che poi si mette nell’armadio per il resto della vita, o almeno, in caso di divorzio, fino al prossimo matrimonio.

Mi aspettavo che gli animalisti si mettessero proprio davanti all’ingresso principale e invece, dopo un paio di telefonate da me fatte per avere conferma, visto che all’ora dell’appuntamento non si era ancora presentato nessuno, ho saputo che si erano messi di fronte all’ingresso nord, dall’altra parte della strada. In questo modo, Alessandra e Daniela, le organizzatrici, non hanno dovuto chiedere il permesso di stazionare davanti alla biglietteria, poiché la fiera cade sotto la giurisdizione dell’ex sindaco Cardin, suo presidente, e non sotto quella del Comune, ma soprattutto non abbiamo dovuto prenderci gl’insulti dei visitatori, che non sarebbero mancati.  

In più, stando sul marciapiede di Viale Treviso, con i nostri cartelli in polistirolo, siamo stati più visibili, e molti automobilisti, benché non siano mancati i cow boys che ci mostravano il dito medio, ci mostravano, viceversa, il pollice levato, a riprova che il numero di persone che stanno dalla parte degli animali è più consistente di quanto si pensi. Non che gli organizzatori del rodeo si lascino intimorire da questo, ma almeno abbiamo posto in essere - una ventina di noi - la testimonianza che non tutti gli italiani sono succubi dei padroni a stelle e strisce e non tutti sono d’accordo sull’uso e l’abuso di cavalli e bovini. 

Anzi, sempre più gente si accorge del male che la nostra specie fa a creature innocenti e vorrebbe che non glielo si facesse più. Nessuno degli automobilisti che ci sono passati davanti ha parcheggiato la macchina e si è unito alla nostra protesta, ma anche il fatto che molti plaudevano alla nostra iniziativa può dirsi confortante. Si spera sempre nel futuro e il futuro, come dicono i pessimisti, è l’ingannatore di tutti i mortali. Io che faccio parte di questa dannata categoria, penso che dove c’è business i diritti degli animali vengono accantonati, esattamente come quelli degli uomini.

Se poi pensiamo che dietro spettacoli di machismo come il rodeo c’è lo zampino dello Zio Sam, possiamo star certi che sarà difficile eradicare queste forme di maltrattamento animale e sarà più facile che le nostre autorità si dedichino all’eradicazione delle nutrie, delle volpi e del gambero rosso della Luisiana. In fatto di valori morali, gli italiani colonizzati non sono migliori degli americani colonizzatori. A parte noi sparuti animalisti, s’intende. I cavalli e i vitelli, come tutti gli altri animali, sono nostri bambini e chi li maltratta e li uccide, italiano o americano che sia, è una specie di re Erode. In quanto re, e quindi potente e prepotente, noi sudditi possiamo fare ben poco per fermarlo, ma almeno possiamo dire che è nudo.

2 commenti:

  1. Ahmadinejad , l'ex presidente Iraniano ebbe modo di dire più volte che gli USA sono " IL GRANDE SATANA " ... e io mi sono sempre trovato d'accordo con quest'affermazione. Ho avuto modo altre volte di esprimere il mio pensiero su questo paese di plastica che vive perennemente in una fiction spacciata per realtà , abitato da oltre 300 milioni di ebeti imbottiti di porcherie alimentari e lobotomizzati da tecnologie che snaturano l'uomo e lo riducono a terminale informatico. Ma sinceramente non mi preoccupa il destino di chi vive in quel calderone diabolico , il problema è che hanno sparso il loro fluido malefico su buona parte del pianeta.

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    1. Sono anche quelli che ce lo hanno fatto sapere con il film "Matrix" e ce lo fanno sapere continuamente con altri film hollywoodiani che mettono a nudo la loro diabolica realtà, quasi volessero notificare al resto del mondo di quanto siano potenti e intoccabili.

      L'Iran, tuttavia, ha anch'esso i suoi scheletri nell'armadio, neanche tanto nascosti, come le impiccagioni degli oppositori alle gru. Se gli USA sono Satana, l'Iran segue le sue infernali orme.

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