Fonte: Corriere della Calabria
Testo di Roberto
De Santo
AMANTEA
Se non è ancora allarme, poco ci manca. Ma l'ipotesi che qualcosa nei fondali
del Tirreno cosentino stia accadendo sembra sempre più prendere consistenza e
forma. Nelle scorse settimane e per due pescate di seguito, al largo di Campora
San Giovanni, alcuni pescatori locali hanno catturato quattordici esemplari di
tonnetti "alletterati" (una delle specie di tonno più diffuse nel
Mediterraneo, la peculiarità sta nella colorazione azzurro-bluastra sul dorso),
tutti con una malformazione alla colonna vertebrale. A destare preoccupazione,
soprattutto, la circostanza della ripetitività delle catture nella stessa zona.
I pescatori amatoriali, infatti, allarmati dalla strana conformazione dei primi
12 tonnetti catturati, sono ritornati nei pressi dello specchio d'acqua – nei
pressi del porto della popolosa frazione di Amantea – dove avevano abboccato i
pesci e lì ne hanno raccolto altri due trovandoli anch'essi con la stessa
anomalia.
Una
vicenda che si tinge decisamente di nero alla luce di un'altra storia simile
segnalata dal Corriere della Calabria lo scorso anno, quando a settembre del
2013 altri pescatori amatoriali catturarono – non lontano dalla costa di
Fiumefreddo Bruzio e dunque a pochi chilometri di distanza da Campora – altri
esemplari sempre della stessa specie e con l'identica malformazione scheletrica:
la spina dorsale bifida. In quell'occasione un laboratorio privato, su incarico
del biologo marino Silvio Greco, svolse delle approfondite analisi sui campioni
di lisca di due dei quattro pesci catturati con questa anomalia (nel corso
della battuta erano stati presi dieci esemplari) ed emerse un aspetto
decisamente inquietante: i resti degli animali esaminati erano contaminati da
metalli pesanti e da Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa).
Proprio
quest'ultima sostanza – ritenuta pericolosi per gli effetti sulla salute
dell'uomo – presentava un valore più alto della norma. Non solo, sempre da
quelle analisi – realizzate per conto di Greco – uscì fuori che nelle lische
dei tonnetti erano presenti parametri al di sopra della norma di tre
policlorobifenili (Pcb). Composti organici considerati altamente nocivi per gli
esseri umani visto che alcuni studi scientifici ne delineano l'elevato nesso di
causalità con la contrazione di malattie tumorali. Tutti aspetti che alla luce
delle identiche anomalie anatomiche che presentano gli esemplari catturati a
Campora fanno ritenere plausibile che anche questi siano tonnetti contaminati
dalle stesse sostanze chimiche.
Un'ipotesi che – se dovesse essere supportata da dettagliate analisi sui pesci catturati al largo delle coste amanteane – solleverebbe con maggiore insistenza l'allarme di una possibile contaminazione lungo il Tirreno cosentino. Soprattutto alla luce del fatto che i pesci pescati sia nel caso di Fiumefreddo sia di Campora San Giovanni sarebbero nati nella zona: la lunghezza non supererebbe, infatti, i trenta centimetri. C'è da sottolineare inoltre che i tonnetti catturati appartengono a una specie pelagica, capace cioè di percorrere centinaia di chilometri e che nella baia di Augusta, nel corso degli anni, sono stati segnalati diversi casi di pesci deformi. Un aspetto che potrebbe lasciare intendere che da lì possano essere arrivati almeno i progenitori dei pesci catturati al largo delle coste del Tirreno cosentino. Ciononostante restano alcuni elementi inquietanti: la concomitanza delle catture nella stessa zona, la ripetitività almeno negli ultimi due anni e la giovane età degli esemplari. Circostanze, queste, che lasciano completamente aperta l'ipotesi dell'esistenza di un focolaio di contaminazione proprio in territorio calabro.
Un'ipotesi che – se dovesse essere supportata da dettagliate analisi sui pesci catturati al largo delle coste amanteane – solleverebbe con maggiore insistenza l'allarme di una possibile contaminazione lungo il Tirreno cosentino. Soprattutto alla luce del fatto che i pesci pescati sia nel caso di Fiumefreddo sia di Campora San Giovanni sarebbero nati nella zona: la lunghezza non supererebbe, infatti, i trenta centimetri. C'è da sottolineare inoltre che i tonnetti catturati appartengono a una specie pelagica, capace cioè di percorrere centinaia di chilometri e che nella baia di Augusta, nel corso degli anni, sono stati segnalati diversi casi di pesci deformi. Un aspetto che potrebbe lasciare intendere che da lì possano essere arrivati almeno i progenitori dei pesci catturati al largo delle coste del Tirreno cosentino. Ciononostante restano alcuni elementi inquietanti: la concomitanza delle catture nella stessa zona, la ripetitività almeno negli ultimi due anni e la giovane età degli esemplari. Circostanze, queste, che lasciano completamente aperta l'ipotesi dell'esistenza di un focolaio di contaminazione proprio in territorio calabro.
L'ANALISI
DELL'ESPERTO
«È
evidente che a questo punto c'è qualcosa di sospetto e che, per questo, meriti
tutti gli approfondimenti del caso». Il biologo marino Silvio Greco alza il
livello d'attenzione sulla vicenda degli esemplari malformati. Soprattutto dopo
le nuove catture di tonnetti al largo di Campora San Giovanni che presentano la
spina dorsale bifida. «La letteratura scientifica – spiega Greco – è concorde
nell'affermare che questo genere di mutazione è dovuta alla contaminazione da metalli
pesanti e da idrocarburi. Resta da comprendere dove sia collocata la fonte
d'inquinamento e a cosa sia dovuta». Per questo il noto biologo marino invoca «la
costituzione di un gruppo di esperti per capire con esattezza l'ampiezza e
l'origine del fenomeno». Per fare questo senza dubbio dovranno per primi
intervenire i tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente
calabrese. «Un primo step – sostiene Greco – per avviare un monitoraggio più
ampio e più complesso con il coinvolgimento auspicabile di altri specialisti
del settore».
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