domenica 21 dicembre 2014

Vi mando come pecore fra i lupi



Collaborare con gli animalisti non è facile. Finché si tratta di andare con i propri mezzi, a qualche corteo o a qualche presidio, non c’è problema. Si va, si chiacchiera un po’, si torna e tutto finisce lì, ma se invece si vorrebbe instaurare un rapporto continuativo con determinati animalisti, che potrebbe trasformarsi in amicizia, subentrano difficoltà di relazione che vanificano il tutto, dovute ai differenti e fisiologici modi di vedere le cose. Succede anche con Avventure nel Mondo, cioè in gruppi che hanno lo stesso obiettivo di visitare luoghi turistici, ma diversi modi per farlo. Con Marzia Marcotto e suo marito Massimo, lignanesi, mi è successa la stessa cosa. Partiti in piena notte alla volta della pineta di Classe, siamo tornati senza incidenti e io ho pubblicato il resoconto dell’azione di disturbo ai cacciatori come faccio sempre.


E, come faccio sempre, in ossequio alla verità, ho messo nomi e cognomi dei partecipanti, oltre alle foto da me scattate che li raffigurano. No, non è piaciuto, né a Marzia, né a Riccardo Volta, che era presente all’azione di disturbo, né a Carlo Fronte (cognome fittizio) che non c’era, ma che coordina il gruppo Fronte Animalista, derivazione dei 100% Animalisti di Mocavero. Non è piaciuto perché avendo messo nomi e cognomi, oltre alle foto, a loro dire ho messo in pericolo l’incolumità dei partecipanti all’azione. Cioè, anche se per tutta la mattina abbiamo avuto un cacciatore che andava su è giù filmandoci, non è il caso, come dice Carlo dal cognome fittizio, di offrire alla marmaglia armata ulteriori informazioni sul nostro conto.

Questo è un ragionamento bellico e in particolare da servizi segreti. Significa che siamo in guerra e non dobbiamo far trapelare informazioni sensibili a chi potrebbe nuocerci. Della serie: “Taci, il nemico ti ascolta!”. Che ci sia qualcosa di vero è dimostrato dal fatto che dopo aver pubblicato l’appello del Fronte Animalista, ancora sulla questione dei daini di Ravenna, è arrivato un troll a offendermi, tanto che ho dovuto cancellargli due commenti. Tuttavia, essendo persone adulte, non ci facciamo venire il panico se uno stupidino scrive le sue invettive sui nostri siti, perché sappiamo come gestire la cosa. Discorso diverso se gli stupidini s’imbrancano e vengono a casa nostra di notte a bruciarci la macchina o ad ammazzarci il cane. In tal caso, siamo in pieno codice penale e deve occuparsene la magistratura, se non altro nella forma di denuncia contro ignoti.

Per quanto riguarda i miei articoli, ho sempre messo tutte le informazioni in mio possesso e non l’ho fatto nei panni di un agente segreto, ma in quelle più modeste di reporter. Mi sembra, anche se non ho studiato giornalismo, che la deontologia lo richieda. Solo nel caso di minorenni, per legge, si applica la censura dei volti. In caso di adulti si possono mettere le iniziali o nomi di fantasia, se del caso, ma a discrezione di chi scrive. Siccome io non posso sapere tutte le fisime e le paranoie delle persone che mi circondano e che hanno la fortuna/disgrazia di incappare nei miei articoli, a me succede che solo dopo la pubblicazione vengo raggiunto telefonicamente o via mail con richieste di soppressione dell’articolo (i più sfrontati) o di cancellazione di alcune sue parti (i meno sfrontati). In alcuni casi mi sono arrivate ingiunzioni di avvocati su mandato del loro cliente, dichiaratosi parte lesa.

Ho sempre cestinato tali richieste senza che nessun processo mi sia stato fatto o nessun carabiniere mi abbia convocato per farmi delle domande. In un caso, l’ufologo Paolo Pasqualini mi ha scongiurato piangendo al telefono di cancellare il riferimento a un suo amico maresciallo d’aviazione, dicendomi che la pubblicazione del suo nome lo aveva messo in pericolo di vita. Ho accondisceso alle sue richieste perché in effetti molti ufologi, militari e astronauti sono morti in circostanze misteriose, cioè sono stati assassinati. In un altro caso, ho anche accettato di togliere la foto di un ragazzo e di cancellare il suo nome perché aveva ricevuto minacce di morte dagli organizzatori dei combattimenti clandestini di cani e siccome ad organizzare tali gare è la malavita, la faccenda andava presa giustamente sul serio.

Nel caso di Marzia Marcotto, Riccardo Volta, e di Carlo sedicente Fronte, non stiamo parlando né di militari coinvolti in loschi affari con gli alieni, né di malavitosi russi che fanno business sulle scommesse dei combattimenti fra cani. Stiamo parlando di cacciatori ingaggiati dalla provincia di Ravenna, che si vergognano di uccidere i daini, tanto che non vogliono farsi fotografare, e che l’unico modo che hanno di sfogare la rabbia per esser stati disturbati è quello virtuale su internet. 

A meno che non decidano di andare a Milano a cercare Carlo sedicente Fronte o a Lignano a cercare Marzia e suo marito Massimo, cose entrambe poco probabili. Benché addestrati all'uso delle armi, sanno cosa significa commettere reati di sangue e potrebbero uccidere qualche guardiacaccia solo a caldo, magari se scoperti a bracconare. Mi riescie difficile credere che lo possano fare a freddo, premeditatamente, ma potrebbero sempre ingaggiare qualcun altro, violando ugualmente il codice penale in qualità di mandanti.

La mia filosofia è diversa. Mi sento più gandhiano e cristiano, che non miliziano in guerra, ma so che qualche collega animalista potrebbe dirmi: “Parla per te”. Ebbene, poiché io continuo, sulla base della mia trentennale militanza anticaccia, a non vedere eccessivo pericolo per la nostra incolumità, e sapendo che la paura fa novanta, consiglio ai partecipanti che non volessero apparire sui giornali, come simmetricamente esigono i cacciatori, di indossare un passamontagna o un mefisto per tutto il tempo dell’azione di disturbo, togliendoselo solo in presenza dei carabinieri, perché così vuole la legge. Se le prossime volte dovesse essere presente alle nostre iniziative qualche giornalista professionista, gli animalisti che hanno tali preoccupazioni saranno tutelati e non dovranno attaccarsi al telefono con la redazione del giornale per chiedere la soppressione dell’articolo o la censura dei volti. 

Con me l’hanno potuto fare perché avevano il mio cellulare, ma se tanto mi dà tanto e se Marzia e Riccardo si sono permessi di inviarmi una mail certificata minacciando querele, io la prossima volta che qualche animalista mi chiederà il numero di telefono non glielo darò, perché dai nemici mi guardo io, ma dagli amici mi guardi Iddio. Se alcuni attivisti, magari senza rendersene conto, incrementano il clima di diffidenza all’interno del movimento animalista, io li accontenterò, mi adeguerò e oltre a non far circolare il mio numero di cellulare, diffonderò un nome fittizio come fanno in tanti su Facebook e come vedo sta diventando necessario fare anche nella vita reale. Se questo è l’andazzo, farò buon viso a cattivo gioco, continuando possibilmente a partecipare alle azioni dirette, ma con le dovute precauzioni. 

Del resto, le maggiori amarezze sia come blogger, sia come attivista per i diritti animali, in trentatrè anni di militanza mi sono giunte proprio dai cosiddetti compagni di lotta, piuttosto che dai nemici degli animali. A parte le forze dell’ordine che lo fanno sulla base della minaccia di sanzioni, non sono disposto a prendere ordini da nessuno e non accetto di sentirmi frustrato cancellando un articolo dopo che ci ho messo tempo, energie e passione a scriverlo. Se l’idea del passamontagna non aggrada loro, che se ne stiano a casa e chiuso il discorso, che poi è esattamente ciò che fa la stragrande maggioranza degli animalisti quando si tratta di azioni dirette. State a casa e lasciate che i daini vengano assassinati!  

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