venerdì 26 dicembre 2014

Il gerontismo

 
Testo di Beppe Miceli

Non è solo colpa della classe politica se sta cominciando ad emergere una nuova forma di discriminazione, il GERONTISMO, una parola che credo non esista nel nostro vocabolario ma che si potrebbe coniare per indicare questa nuova tendenza a discriminare l'uomo anziano. Un neologismo che starebbe ad indicare una forma di rifiuto abbinata alla figura dell'uomo avanti negli anni, in pieno diritto di andare in pensione per affrancarsi dal mondo della produttività che vorrebbe ancora sfruttarlo fino all'osso. Una condizione esistenziale, quella del pensionato, che viene intesa dal mondo dell'imprenditoria e della politica come una piaga sociale. L'ennesima che va ad aggiungersi a quelle già esistenti del RAZZISMO e del SESSISMO che fanno da corollario all'assioma dell' ANTROPOCENTRISMO, sinonimo ed esaltazione dello SPECISMO, dove l'uomo si è posto al vertice della "scala evolutiva". 


Ma se fino ad oggi l'antropocentrismo poteva considerarsi la punta dell'iceberg, scopriamo che sta riprendendo campo uno dei miti che animarono l'ideologia nazista: quello del superuomo e della VOLONTA' DI POTENZA pensato da Friedrich Nietzsche. Settant'anni fa doveva essere l'aspetto fisico dell'uomo ariano a delineare i contorni di questo ideale uomo superiore agli altri: capelli biondi, occhi azzurri, fisico atletico. Oggi, questo normotipo del superuomo e questa volontà di potenza, rifiutati 70 anni fa e combattuti da tutto il mondo civile con una sanguinosa e infinita guerra, non potendo più esser riproposti nei medesimi termini dal popolo tedesco, viene sostituito dalla ricerca di altri valori, nella smania di riemergere vincitori dalle ceneri del passato per riaffermare nuovamente, in qualche modo, una superiorità teutonica da sempre rincorsa.  Una volontà di potenza espressa da nuovi valori come la capacità produttiva e la competitività commerciale. L'uomo viene valutato secondo questi nuovi principi di meritocrazia che lo trasformano in un robot privo di risorse etiche, spirituali e qualità umane.

Nasce quindi inesorabile il fenomeno del GERONTISMO, visto come prodotto di scarto di una vita ormai spesa sul posto di lavoro e parto di una mente folle che intravede nelle risorse umane solo la forza lavoro sfruttata al massimo e niente di più: tutti gli altri valori dell'uomo di colpo si azzerano. Una ideologia che considera l'uomo strumento esclusivo per produrre ricchezza, metterla in circolo, usarla, farla accumulare solo a pochissimi, distruggerla e ricostruirla con una considerata migliore. Lo sfruttamento dell'individuo produttore di ricchezza è esasperato, tanto da prolungare l'età della sua andata in quiescenza, al punto da mandarlo in pensione quando sarà un uomo sfibrato, senza più stimoli, risorse interiori, salute accettabile. Quando giungerà quel giorno, non sarà più considerato uomo, ma entità. Non importa se l'anziano rappresenta un valore sociale necessario, quale curatore della memoria storica delle generazioni precedenti e della loro evoluzione etica: sarà piuttosto scarto dell'umanità produttiva e consumatrice, al punto che verrà fagocitato dalla logica del GERONTISMO che lo emarginerà, derubandolo dei pochi diritti rimastigli. 

Infatti, non essendo più produttivo, secondo i nuovi canoni della MERITOCRAZIA, tipica della destra teutonica, verrà considerato come un parassita, quindi non godrà più di diritti ma solo di obblighi, il primo fra i quali sparire al più presto possibile, "tanto occupa spazio e basta". E non solo: essendo la durata della vita media aumentata di molto, rappresenterà un costo sociale in più da sostenere ancora per diversi anni.  Gli anziani vengono quindi derubati di tutto, anche della dignità del proprio sentire, del ricordo e dell'esempio. La colpa non è allora dei politici ma di una società priva di valori etici che ha partorito questa condanna esistenziale e questa classe politica. Rimane un guazzabuglio di menti impazzite che basano i propri valori etici su fondamenta completamente marce. Non è verso questi riferimenti che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione. Ancora una volta sono parametri sbagliati e condurranno alla rovina della nostra società, esattamente come fece il NAZISMO. 

1 commento:

  1. Mi pare che questo post posi su fondamenta precarie fin dal titolo.
    Se l'allarmismo è il diletto di chi ama gli allarmi, se il complottismo è prerogativa di chi è appassionato di complotti, se l'animalismo è la passione di chi ama gli animali, allora il gerontismo è proprio di chi prova una particolare affezione per gli anziani; non viceversa.
    Ed in effetti l'autore si dimostra un gerontista, nonostante abbia travisato il significato del termine. Mi sembra che la sua filippica, inoltre, corra il rischio di scadere in retorica.
    Concordo sul fatto che possa manifestarsi in futuro una sorta di scontro generazionale giocato, purtroppo, su questioni meschine quali la pensione d'anzianità o il ruolo degli individui interpretati soltanto come ingranaggi del sistema produttivo.
    Triste a constatarsi, ma va detto che sono proprio le generazioni passate (gli odierni anziani) ad aver avallato decenni di pressapochismo morale nella politica e di culto delle ricchezze materiali nella società.
    Purtroppo la stragrande maggioranza degli attuali "vecchietti" non sembrano affatto portatori di valori differenti da quelli della società (sono d'accordo malata) da cui si sono fatti sfruttare nel corso della vita.
    Men che meno, salvo rare eccezioni, paiono curatori di una qualsivoglia memoria etica o storica.
    Per equilibrare l'opinione di parte dell'articolo li si potrebbe descrivere... sedotti e abbandonati dal sistema capitalista, o anche... artefici incoscienti del proprio destino (anche a spese delle generazioni successive).

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