venerdì 19 dicembre 2014

La vendetta della Germania per il tradimento del '43

 

Se ascoltate questa intervista in video, vi renderete conto della mostruosità del progetto che ha demolito l’Italia (industriale) a partire dalla fine degli anni ’80. In sintesi (poi voi potete vedervi con calma il video a riguardo), l’Italia voleva cambiare la sua economia in meglio, affinché fosse più competitiva e meno dipendente dall’Europa. Poi la Germania si è riunita, e Kohl fece un accordo con Mitterand. La Francia avrebbe appoggiato l’unificazione tedesca, ma in cambio la Germania avrebbe dovuto rinunciare al marco. La Germania accettò, ma come contropartita ulteriore chiese alla Francia un progetto di deindustrializzazione dell’Italia, poiché se l’Italia si fosse mantenuta forte dal punto di vista produttivo-industriale, l’accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto lettera morta e la Germania avrebbe pagato pesantemente sia la rinuncia al marco che la sua riunificazione. 


Da qui la svendita dei nostri gioielli alla fine degli anni ’80, sotto una duplice pressione: esterna e interna, di quegli affaristi cioè che con la privatizzazione a prezzi di saldo avrebbero fatto un bel po’ di grassi affari alle spalle della collettività. Beh, che dire? Il funzionario ha confermato di fatto quanto già fu dichiarato da Visco e Prodi. Ci hanno letteralmente fregato e continuano a fotterci.
Infatti un’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus nei confronti di tutti i paesi, tranne la Russia da cui compra l’energia. Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole. In cambio di questo vantaggio sull’export la Germania avrebbe dovuto pensare al bene della zona euro nel suo complesso, ma così non è stato, ci hanno distrutto e ora ci lasciano marcire in eurozona, dopo averci usati…

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