lunedì 29 dicembre 2014

Migrare non è una passeggiata

 

Possibile, ma dico, possibile che a nessuno venga in mente di dibattere sul vero nocciolo della questione: questi disperati si gettano nel mediterraneo e hanno prima di tutto un diritto negato: QUELLO DI NON ABBANDONARE LE LORO FAMIGLIE! Quello di non abbandonare i loro paesi lasciandoli in balia delle multinazionali, con vecchi donne e bambini unici testimoni dello scippo sistematico delle loro risorse! Quello di non vedersi arrivare l'ipocrita carità delle adozioni internazionali, quando con una sola bistecca alla settimana qui, in meno, il bambino è già salvo. Aiutiamoli a coltivare cibo che RESTI a loro disposizione e non che parta per nutrire i nostri maiali e manzi...o le povere mucche da latte. Aiutiamoli a studiare, a costruire strade e pozzi, a depurare la loro acqua e a far in modo che la vita là sia sicura e piacevole per tutti. Ognuno di noi ha il diritto e dovere di poter vivere dignitosamente e di contribuire a rendere bello il SUO paese. Migrare non è un diritto, è una pena. E' andare a servire il paese di un altro.

2 commenti:

  1. E' indubbiamente così , anche quando , ad esempio , ci viene ricordato che siamo un popolo di emigranti e di tutte le difficoltà che hanno avuto le generazioni precedenti ad inserirsi . Questo serve a dimostrare ancora di più di come siamo tutti carne da macello , perchè si vuole confondere la giusta aspirazione di conoscenza dell'uomo con la disperazione per la sopravvivenza. La percentuale di chi sente lo stimolo di allargare i propri orizzonti e di avere rapporti con altre realtà è molto bassa , alla massa interessa un minimo di sicurezza per condurre una vita decente , se potesse scegliere non si muoverebbe dal luogo in cui è nata , io addirittura trovo assurdo e stupido far viaggiare , ad esempio , lavoratori in treno costringendoli ad orari assurdi e a trascurare la famiglia o a costringerli a lunghe code sulle strade per andare al lavoro a 30 km di distanza e casomai chi vive a 30 km di distanza viene a lavorare nella nostra città. E' tutto assurdo ma nessuno se ne accorge . Comunque , per tornare all'argomento , trovo ipocrita anche la voglia di aiutare ; siamo sicuri che vogliano essere aiutati? Non sarebbe più giusto lasciare ogni realtà nell'autodeterminazione di gestirsi la vita come meglio crede ? Noi siamo viziati dal dare un valore alla qualità della vita in rapporto al reddito o ai servizi ; niente di più sbagliato , è tutto relativo. Il reddito serve per consumare cose che gestiscono altri , ma se le cose me le gestisco da solo nella mia comunità non ho bisogno di reddito , nemmeno di servizi. Quindi andare ad aiutare serve solo ad aumentare la speculazione sul consumo gestito da chi è anche causa della povertà di quei paesi ... è tutto sbagliato , anzi , capovolto.

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    1. Se non l'hai già letto, ti consiglio questo libro di Eduardo Galeano.

      Essendo stato più volte in Madagascar, ho visto che gli aiuti dell'Occidente si concretizzano in grossi fuoristrada, mentre la miseria rimane intatta.

      Spesso mi sono ritrovato a pensare che invece di automezzi bisognerebbe mandargli insegnanti, medici e infermieri, piuttosto che lasciare queste "missioni" all'iniziativa privata o alla Chiesa.

      I soldi in Occidente ci sono, ma - dico una banalità - sono male impiegati. Ho visto di persona casi di gente che non poteva curarsi per mancanza di denaro. Per esempio, gente che diventava cieca per le cataratte, quando con una semplice operazione si possono rimuovere.

      Oppure, quella bambina che viveva nel mio quartiere, l'estate scorsa, morta di tetano in seguito al morso di un cane. I suoi genitori non l'hanno portata in ospedale per mancanza di denaro.

      Davvero triste.

      Se mai tornassi in Madagascar, lo farei come "missionario", inserito in qualche organizzazione.

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