Testo di Tamara Panciera
Ho ciappà al cervo. Traduco: ho preso (ucciso) il cervo. Chi vive, come me, nelle zone rurali ha sicuramente udito questa frase, solitamenete dialettale, accompagnata da atteggiamenti tronfi e boriosi. E uno, se non sa o non vede, pensa quali sforzi, rischi o imprese ci siano dietro "l'aver ciappà al cervo".
Finché non incappa in altane, comode come salotti, cui si perviene fin sotto l'accesso con ruggenti e riscaldati fuoristrada, disseminate tutt'intorno di vili saline appositamente piazzate, vere e proprie ghiottonerie per i selvatici ignari, che, come scrive Olga Tokarczuk nel suo meraviglioso romanzo intitolato "Guida il tuo carro sulle ossa dei morti", è come invitare uno a pranzo e poi ammazzarlo! Su questi salotti di morte, muniti di fucili che hanno gittate di chilometri, si mimetizzano uomini che confondono brutalità con fierezza ed hanno un incomprensibile concetto di dignità. In questo periodo il loro accanimento, che è iniziato il primo settembre e continuerà durante il 'Santo Natale' fino al 31 gennaio, si sfogherà anche su animali imprigionati dalla neve e, sempre a proposito di dignità, sarà rivolto a madri (e loro figli) di caprioli, cervi, ed ungulati in genere. Se notate auto a passo d'uomo in prossimità di boschi o radure, a cavallo di alba e tramonto, sapete cosa vanno a fare! Concludo: di queste altane risponde a livello urbanistico e civilistico, in caso di incidente di caccia, il proprietario del fondo sul quale essa è costruita, anche se a sua insaputa, e nonostante eventuali autorizzazioni della Provincia. Invito i proprietari a controllare i propri fondi.
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