venerdì 5 dicembre 2014

Altro che i cani e la paletta!



Fonte: Libero

Testo di Filippo Facci

Lambrate non c’entra niente con la retorica delle periferie dimenticate: non è mai stato così, è sempre stato un quartiere amatissimo da chi ci viveva e lo viveva - industriale, operaio, creativo, laborioso, tranquillo - e l’unica vera criminalità che ha conosciuto è stata quella degli anni Sessanta cantata da Jannacci e da Gaber. Anche quando ci fu la polemica sulla scuola islamica di via Ventura - con un giovanissimo Matteo Salvini col megafono, lo ricordo bene - in realtà nessuno rompeva le palle a nessuno. Insomma, fino a un paio d’anni fa a Lambrate si stava bene (chi scrive ci vive dal 2003) solo che poi è successa una cosa molto semplice: sono arrivati i rom, o sinti, gitani, zingari, semplici nomadi, chi se ne frega. 


Il punto è che tutto è cambiato da un giorno all’altro. Eccola qui la profonda analisi sociologica: ci sono i rom, ci sono dei problemi, e senza i rom non ci sarebbero i problemi, almeno non quelli. L’equazione è secca e ineccepibile, non è un giudizio sommario, è un giudizio e basta: fondato sulla consapevolezza che per una volta no, il problema non è un altro, non è a monte, non è più complesso. Oltretutto il mio amico Giuliano Pisapia conosce il mio garantismo meglio di molti altri.


I problemi, dunque. Si può scrivere all’infinito o consultare il sito del comitato rigorosamente apolitico Lambrateinforma.com che ha raccolto firme e ha inoltrato un dettagliato esposto al prefetto. Anzitutto ci sono i furti in appartamenti e negozi e garage, con frequenza impressionante anche perché i ladri tornano beffardamente nel luogo del delitto. È così: rubano in un posto e poi ci tornano tranquilli nell’arco di pochi giorni. Alla mia vicina hanno sfondato la porta e dopo una settimana è toccato a me, oltretutto in pieno giorno. Ma è tutta la zona Lambrate-Rubattino-Segrate a vivere questo incubo. Sbarre divelte, finestre rotte, auto danneggiate e, per scherno finale, gomme bucate. Poi c’è quello che è sotto gli occhi di tutti, sempre: occupazioni e bivacchi di grupponi che in sostanza scacciano altri da ogni zona di verde pubblico - i cittadini di Lambrate, per esempio - e lasciano sporco, pattume ed escrementi in bella vista: anche davanti a scuole e asili. 

Altro che i cani e la paletta. L’Amsa - questo è scritto nell’esposto, io neppure lo sapevo - è stata costretta a turni speciali e, per sicurezza, spesso è scortata da una pattuglia della polizia stradale. I rom, perlopiù romeni - ma in zona Rubattino anche spagnoli - occupano anche le pensiline Atm, lordano tutto e non fanno sedere chi aspetta i mezzi; alcuni tranvieri hanno chiesto di spostare il capolinea da piazza Rimembranze di Lambrate (che pure è centrale nel quartiere) per via delle minacce e dei furti. Nella lavanderia a gettoni, se piove, non entra nessuno perché bivaccano loro. Molti sono sbronzi sin dalle prime ore del mattino, girano con la bottiglia in mano assieme e vecchie e bambini. Basta andar lì e guardare: ci sono rom e solo loro. Ma tu prova a dir loro qualcosa, soprattutto se sei un negoziante dei paraggi: ti minacciano, e peggio ancora se non accondiscendi a qualche favoretto che ti chiedono. Prova a dir loro di spostarsi dal portone di casa (tua) o dall’ingresso del negozio, o a recriminare quando fanno battute irriferibili sulle ragazze che passano. Dell’accattonaggio davanti ai supermercati (minori compresi, purtroppo i più prepotenti) non parliamo neppure. 

Poi ci sono le occupazioni vere e proprie, le tendopoli, i soliti camper - da non confondere con quelli di qualche poveraccio italiano, rimasto letteralmente senza casa - e poi accampamenti che praticamente sono dei ricettacoli di auto e bici rubate. Ho già visto un paio di cittadini armati di spray al peperoncino: spero non si vada oltre. A Matteo Salvini l’ho detto qualche giorno fa: tu che te la tiri da conoscitore della realtà milanese, torna a farti un giro a Lambrate. Anche perché le risposte che arrivano dal Comune sono sempre le stesse: ci muoveremo, qualcosa stiamo facendo, vedremo eccetera. Qualche intervento c’è stato, è vero: poi gli abusivi hanno rioccupato e arrivederci. Se qualcuno tira su un muro, loro lo abbattono a picconate, fine. Anche la questione politica è semplicissima da capire: l’attuale giunta ha promosso la ricostituzione di campi abusivi laddove le precedenti giunte li aveva azzerati. Prima c’erano gli sgomberi, con diffida a rientrare nel territorio: ora non più. In attesa che, come già accade per esempio in via Lorenteggio, i rom passino a occupare direttamente le case popolari.

[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]

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