domenica 7 dicembre 2014

Diffidate dei dentisti

 

Il “Mind Control” è frutto di ricerche e sperimentazioni condotte, ormai da decenni, segretamente e nella più totale illegalità. 
Tra gli altri, anche Rauni-Leena Luukanen Kilde, già ufficiale medico in capo, finlandese, ha denunciato ciò in due articoli (“Microchip Implants, Mind Control and Cybernetics”) apparsi sulla rivista medica ”Spekula” nel 1999 e nel 2000. 
In quanto segreta e portata avanti con la più ampia disponibilità di risorse scientifiche e finanziarie, tale tecnologia si è evoluta in maniera autonoma ed indipendente, raggiungendo risultati e traguardi molto lontani dalla scienza ufficiale ed accademica, la quale, per lo più, li ignora completamente. 
In questo discorso si inseriscono anche le nanoscienze e le nanobiotecnologie, settore emergente nel mondo scientifico odierno ed anche nel quale, ovviamente, gli scienziati che si occupano di mind control sono all’avanguardia, con risultati che la scienza ufficiale è molto lontana dall’aver raggiunto e che neppure immagina.
 D’altro canto gli Stati Uniti sono leader riconosciuti a livello mondiale nella ricerca e nello sviluppo in nanotecnologie.
 Gli USA si collocano al primo posto anche per numero di imprese start-up, di pubblicazioni e di brevetti.
 



Io sono una delle tante cavie involontarie vittima della tortura elettronica. 
Nel mio caso si sperimenta, dal Gennaio 2001, un impianto eseguito con l’utilizzo delle nanobiotecnologie, impianto che trasmette e riceve segnali, tramite il coinvolgimento delle mie vie nervose, a nanoparticelle introdotte per via parenterale, in maniera sistemica, nel mio organismo, ampiamente diffuse in esso ed innestatesi in sedi precise e ben determinate.
 Il meccanismo che ha permesso il realizzarsi di ciò è lo stesso che viene utilizzato nei sistemi di drug delivery e di drug targeting e che consente alle nanoparticelle di raggiungere selettivamente determinate cellule o recettori del corpo umano.
 L’introduzione per via sistemica, nel mio corpo, delle particelle di dimensioni nanometriche e di microchips dell’ordine di grandezza di un centinaio di micron o poco più, è avvenuta con le anestesie locali eseguite nelle gengive nel corso di comuni cure odontoiatriche.
 

Specifiche nanoparticelle hanno molto probabilmente funzionato da vettore, con meccanismo analogo a quello del drug carrier, per il trasporto dei microchips nella sede in cui sono stati da me individuati attraverso una radiografia del cranio, e cioè la parte mastoidea dell’ osso temporale sinistro. 
Si sono attivati tre anni dopo la loro introduzione. Sono quindi attivi e funzionanti da Gennaio-Febbraio 2004, tutti i giorni, 24 ore su 24.
 Una agenzia investigativa locale (alias associazione criminale), della quale chi sperimenta tali sofisticate tecnologie si serve nella città dove io vivo, gestisce l’invio degli impulsi elettromagnetici ai microchips, impulsi che consistono molto probabilmente in onde radio a bassa frequenza.
 Vengono da me recepiti, in corrispondenza dell’orecchio sinistro, come suoni ripetitivi, sempre uguali, elettronici, di intensità molto bassa e non percepibili se coperti dai rumori dell’ambiente circostante. 
Inizialmente, per circa un anno, ho percepito anche un paio di brevissime frasi sempre intensamente ripetitive, come da computer, ed udibili, data l’intensità estremamente bassa del suono, solo in condizioni di massimo silenzio e ponendo ad esse estrema attenzione. Un vero e proprio messaggio subliminale. 


Dai suoni prende avvio, quando sono ferma, un’onda di propagazione elettrica, da me molto ben avvertita, che, partendo dai microchips individuati scende attraverso il corpo, localizzandosi a livello della regione pelvica, qui percepita come un debole formicolio, una debolissima corrente elettrica.
 Quando l’impulso elettrico, che viene trasmesso in maniera continua, inizia a propagarsi, i suoni si modificano, sempre allo stesso modo si dissolvono gradualmente fino a cessare del tutto, a non essere più udibili allorquando l’onda elettrica raggiunge la sua destinazione finale (cosa di cui mi rendo conto perché in tale sede inizio ad avvertire una debole corrente elettrica, come un formicolio che, persistendo, può assumere la sensazione come di un peso, di un concentrarsi di “carica” e può provocare anche irritazione locale). 
Tutto questo solo se resto ferma. Se mi sposto, anche di poco, riprendo a percepire i suoni esattamente come in precedenza, fino a quando non mi fermo nuovamente ed il processo ricomincia, sempre uguale.
 Dopo alcuni minuti di questo trattamento continuo, inizio ad avvertire (e ciò si verifica particolarmente durante le ore notturne che sarebbero destinate al sonno) come il rumore cupo e sordo di un motore acceso (si tratta ovviamente sempre di qualcosa che avverto soltanto io, così come i suoni), mentre l’onda elettrica descritta trasmessa nel mio corpo, si trasforma nella percezione come di vibrazioni diffuse nell’ambiente a me circostante, dalle quali vengo investita globalmente, in tutta la mia persona.


L’intensità di questi stimoli può variare notevolmente.
 Nelle regioni del corpo interessate da questi processi può prodursi anche, localmente, una netta sensazione di freddo.
 Io ritengo che l’invio degli impulsi elettromagnetici ai microchips stimoli le mie vie nervose, attraverso le quali si trasmette un flusso elettrico che giunge ad attivare le nanoparticelle innestatesi nei miei tessuti.
 Potrebbe trattarsi di nanocamere, dal momento che chi riceve i segnali da me inviati acquisisce la mia immagine corporea esteriore (probabilmente vengono anche trasmesse immagini interne del mio corpo). 
Di ciò ho piena certezza, essendomi trovata tra l’altro, in alcune circostanze, in immediata vicinanza di persone che ricevevano i miei segnali, recepiti come immagini su display di apparecchi che avevano la sembianza di comuni telefoni cellulari. Sempre da questi provenivano gli impulsi elettromagnetici che determinavano nel mio corpo le reazioni descritte, tanto più intense (quindi con una migliore qualità dei segnali da me emessi, quindi la mia immagine fisica) quanto minore era la distanza tra me e chi mi inviava gli stimoli elettromagnetici. 
L’agenzia precedentemente menzionata ha coinvolto in questo “gioco” numerose persone ad essa esterne, presumo dietro compenso, persone che dal 2004 ad oggi sono andate sempre più aumentando nel numero. Ad esse viene fornito una sorta di “servizio erotico”. 
Circolano nei pressi della mia abitazione quasi sempre all’interno di auto, cercando di avvicinarsi il più possibile ai punti della casa in cui io sono al momento situata, ed inviando segnalazioni acustiche coi clacson delle auto (nelle ore diurne) quando la qualità delle immagini ricevute risulta essere buona.
 

Tutto questo 24 ore su 24 (ovviamente le auto variano nel corso della giornata), in particolare durante le poche ore notturne che necessariamente devo destinare al sonno, allorquando, favoriti dalla mia immobilità, possono agire indisturbati attivando nel mio corpo i processi precedentemente descritti. 
Al risveglio sono stordita, spesso avverto nausea, quasi sempre forte mal di testa che si irradia a partire dal punto del capo dove ho individuato gli elettrodi, zona che è sempre costantemente dolente.
 Un esame PET da me eseguito, ha evidenziato una positività di risposta a livello della regione ipogastrica, indice di flogosi in atto legata agli stimoli elettrici che attraversano in particolare quella regione del corpo. 
Ho ottenuto anche la rilevazione, con apparecchiature di biorisonanza, di un altissimo grado di inquinamento elettromagnetico del mio organismo. 
Inoltre vi è stata una risposta positiva ad un trattamento intensivo di agopuntura, nel corso del quale gli aghi posti a livello delle zone interessate venivano collegati ad un apparecchio che emetteva corrente elettrica a bassa tensione. 
Il collocarmi all’interno di una gabbia di Faraday, da me costruita artigianalmente, riesce ad attenuare l’intensità del “bombardamento elettromagnetico“.
 Segnalo, infine, che la connessione dei microchips con determinate mie strutture nervose consente di ricevere, attraverso i segnali da me emessi, quelle che sono le mie percezioni visive ed uditive. 
Di questo ho prova diretta attraverso le azioni delle persone coinvolte nella vicenda in reazione alla ricezione dei miei segnali, che sono a conferma di quanto detto, senza ombra di dubbio alcuno.

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