“Altre 17
espulsioni pronte da discutere sul tavolo dell’assemblea congiunta del Movimento
5 Stelle“. La notizia trapela da ambienti M5S dopo la riunione dei
deputati. Tutte le agenzie la battono. Ma in poche ore viene smentita
ufficialmente dal capogruppo Andrea Cecconi, a cui peraltro era stata
attribuita la comunicazione di espulsione. Il capogruppo parla di “speculazioni
giornalistiche” in quanto “la stessa (assemblea, ndr) deve ancora essere
formalmente convocata”. Inoltre, precisa Cecconi in una nota, “non è previsto
che l’assemblea dei gruppi parlamentari possa in alcun modo prendere decisioni
in merito ad amministratori locali”. La decisione di convocare un incontro
congiunto per il 3 dicembre, conclude poi Cecconi, sarà presa solo per “creare
un clima positivo e di serenità in seno al gruppo parlamentare, così da
superare tutte le incomprensioni passate e ripartire in maniera più compatta”.
L’annuncio
della procedura di espulsione, fatto filtrare come retroscena da esponenti 5
Stelle, mostra comunque con evidenza una certa tensione all’interno del gruppo.
Il motivo? In sostanza dopo l’espulsione di Massimo Artini e Paola Pinna,
motivata ufficialmente dal ritardo nella rendicontazione, in molti danno per
scontato un procedimento anche per gli altri 17 membri nella medesima
posizione. Per questo si è resa necessaria la smentita ufficiale di Cecconi. I
nomi degli eletti finiti “sul banco degli imputati” sono stati pubblicati sul
sito Tirendiconto.it: Sebastiano Barbanti, Marco Baldassarre,
Eleonora Bechis, Silvia Benedetti, Paolo Bernini, Francesco Cariello,
Federica Daga, Marta Grande, Mara Mucci, Girolamo Pisano, Aris Prodani, Walter
Rizzetto, Gessica Rostellato, Emanuele Segoni, Patrizia Terzoni e Tancredi
Turco.
In
ogni caso, comunque, la riunione dei parlamentari – all’indomani dell’espulsione
di Artini e Pinna – si è soffermata su questo delicato punto. La discussione
sui 17 parlamentari che potenzialmente rischiano l’espulsione dai 5 Stelle è
stata, secondo quanto riportano alcuni partecipanti, molto aspra: un
dissidente parla di “scontro durissimo. Le urla si sentivano da chi stava in strada”.
La tensione è salita quando i 17 sotto accusa hanno ribadito che i bonifici
sono stati tutti correttamente inviati, ma che, per problemi tecnici, la
pubblicazione sul blog di Beppe Grillo non era stata possibile. Alcuni di loro
hanno cercato di rimediare con dei post sui propri profili Facebook ufficiali,
ma questo non è bastato a evitare loro di essere messi in discussione: “O li
mettete sul sito ufficiale o siete fuori”, avrebbero risposto i membri del nuovo
direttorio Luigi Di Maio, Carlo Sibilia e Roberto Fico.
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