E’ uno di quei casi in cui non si sa che nome utilizzare per definire la specie. Se la si chiama Cetonia, non si sbaglia, ma non è una vera cetonia dorata, bensì una specie affine. E qui subentra il busillis. Come chiamiamo questo coleottero? Potosia cuprea è il doppio nome più usato, ma i testi scientifici la chiamano Protaetia cuprea, perché Potosia è il nome antico, ma ancora più antico è Netocia. Comunque sia, in qualsiasi modo lo vogliate chiamare, è uno degli insetti più belli d’Europa, di quelli che, seguendo il parametro della bellezza, si trovano di solito nei paesi tropicali e che si possono tranquillamente chiamare, senza tema d’essere stucchevoli, “gioielli della natura”. Fra i coleotteri, a mio modesto parere, di tali gioielli se ne trovano parecchi, quasi come tra le farfalle. Ma qui è questione di gusti. L’adulto della Potosia presenta una livrea dal colore uniforme, verde metallico, ma nell’ambito della stessa specie se ne possono trovare di ramati, bronzei e addirittura porpora e la sua lunghezza si aggira sui due centimetri. Per due anni, la larva, simile a quella dei maggiolini, vive nutrendosi di legno marcescente, ma una volta diventata adulta si nutre di linfa, polline e altre sostanze dolci dei fiori. Questo esemplare l’ho trovato in mezzo alla polvere, sulla capezzagna che percorro abitualmente, e deve aver avuto qualche trauma, essendo forse andato a sbattere contro qualche cicloescursionista, dei molti che frequentano quella stradina, soprattutto nei fine settimana. Una caratteristica dei Cetonini è che, a differenza degli altri coleotteri, non hanno bisogno di sollevare le elitre per volare, che rimangono quindi al loro posto, distese sul dorso. Una volta portato a casa, gli ho fatto alcune foto e l’ho rimesso in libertà nel mio giardino, dove i cicloescursionisti non arrivano.
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